Nuove prospettive

Chiunque guardi il mondo così com’è dovrebbe avere sussulti d’incomprensione e di profonda delusione. Perché siamo noi stessi, ciascuno di noi, a non aver posto le condizioni per un’era di mediazioni, di dialoghi e di visioni.

Tale mancanza non è irreversibile. Continua a dipendere da noi il cambiare strada, il comprendere che solo attraverso mediazioni, dialoghi e visioni è possibile aprire nuove prospettive. Non sappiamo se riusciremo a costruire un futuro sostenibile per tutti ma ciò che è chiaro è che siamo nel pieno di una insostenibilità sistemica.

Da esseri umani non possiamo cedere alla logica dell’ ‘eterno presente’, dell’inevitabilità. Non possiamo continuare a pensare, e ad agire, come se il corso della Storia fosse un torrente lineare: a cominciare dalla guerra. Non possiamo limitarci a sperare che qualcuno non bombardi qualcun altro.

Questa riflessione ha tempi lunghi e attraversa le macerie che noi stessi creiamo: anzitutto le vittime innocenti di scelte geopolitiche del tutto irresponsabili. Il Medio Oriente ne è tragica evidenza. Non riusciamo a uscire dalla contrapposizione tra ‘assi’ del bene e del male, senza voler negare e condannando quest’ultimo e i soggetti che lo praticano. Il caos regionale aumenta ogni giorno di più, tanto quanto l’impossibilità degli attori che dovrebbero intervenire. Si sentono richiami alla diplomazia ma la sua incidenza storica appare troppo lieve, se non inesistente.

Chiarito che ogni popolo ha diritto all’autodeterminazione e all’esistenza, ci sembra di poter dire che la grande assente dal panorama globale sia la Politica. Nobilissima arte dimenticata, la scriviamo in maiuscolo.

Se siamo in un mondo interconnesso, nulla è distaccato dal resto. Le nuove prospettive, oltre che di volontà, necessitano di nuovi paradigmi culturali e operativi. Mai come oggi, infatti, viviamo la crisi de-generativa del pensiero lineare e l’urgenza di un pensiero complesso che aiuti a ri-fondare il senso e il significato delle azioni storiche che compiamo. Il resto è cronaca, tragicamente davanti ai nostri occhi incapaci di osservarne il profondo dinamico.

 

Marco Emanuele
Marco Emanuele è appassionato di cultura della complessità, cultura della tecnologia e relazioni internazionali. Approfondisce il pensiero di Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. Marco ha insegnato Evoluzione della Democrazia e Totalitarismi, è l’editor di The Global Eye e scrive per The Science of Where Magazine. Marco Emanuele is passionate about complexity culture, technology culture and international relations. He delves into the thought of Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. He has taught Evolution of Democracy and Totalitarianisms. Marco is editor of The Global Eye and writes for The Science of Where Magazine.

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