Continuiamo a seguire il rapporto complesso tra i creativi di Hollywood (la ‘Fabbrica delle Idee’) e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale
(di Marzia Giglioli)
Il lungo sciopero che da maggio ha messo gli uni contro gli altri i creativi di Hollywood e le Case di produzione ha trovato per ora una soluzione, anche se l’ accordo tra le parti sembra più una tregua che una pace definitiva.
Questi mesi di protesta hanno lasciato il segno ed hanno aperto un dibattito concreto oltre che sul valore della creatività, anche sul ruolo e la legittimità della creatività artificiale basata sull’IA.
L’interrogativo complesso rimane appunto quello dei ‘confini’ e quello dei limiti e la necessità di regole nuove che non sono ancora state scritte.
Per ora gli studios potranno riaprire i battenti, si ricomincia, ma il clima è cambiato e molto ci sarà da ricucire.
Gli scioperi combinati che hanno visto insieme nella protesta gli scrittori, gli sceneggjatori e gli attori hanno rappresentato la nuova trincea e per la prima volta il lavoro creativo si è scontrato con il Business System e i dirigenti dei Big mondiali della produzione cinematografica e TV accusata di “essersi trasformata e di essere dilaniata dalla tecnologia”. Sotto accusa il passaggio sismico allo streaming negli ultimi anni senza garanzie sufficienti per i creativi fino all’emergere potenzialmente paradigmatico dell’intelligenza artificiale negli anni a venire.
Non a caso in prima linea ci sono proprio gli sceneggiatori che rischiano di più nell’essere sostituiti. Ma con loro sono scesi in campo oltre 65.000 attori che per ora non firmato alcun accordo e che continuano lo strike che è il più lungo dal 1988.