Prosegue l’elaborazione di “giudizio storico”. E’ molto interessante un passaggio di Pasquale Ferrara (Cercando un paese innocente. La pace possibile in un mondo in frantumi, Città Nuova 2023, p. 112): Dovremmo prendere atto che siamo entrati in una nuova fase della (s)collaborazione internazionale, caratterizzata piuttosto dal paradosso del multilateralismo polarizzato. Il che vuol dire, in pratica, che persino nelle organizzazioni internazionali, che dovrebbero favorire se non l’armonia quanto meno l’aggregazione degli interessi, si creano scontri di coalizioni, gruppi di paesi l’un contro l’altro armati che combattono a suon di voti e di veti. Un multilateralismo competitivo e frammentato, dunque.
Il “multilateralismo polarizzato” non è altro che la trasposizione, in politica internazionale, della competizione esasperata. Il mondo-uno della globalizzazione è separato al suo interno da sistemi che cercano di “vincersi” reciprocamente.
P. Ferrara (cit., pp. 113 e 114) scrive: Più che continuare a ripetere pedissequamente che c’è bisogno di un “multilateralismo efficace” (espressione molto gettonata nel gergo politico internazionale, che spesso sottintende l’idea di un multilateralismo funzionale agli interessi delle potenze), dovremmo cercare di fare un passo avanti, e introdurre concetti nuovi, parlando di un multilateralismo consensuale e incisivo. In altri termini, avremmo bisogno di istituzioni internazionali al cui interno gli stati lavorino più seriamente e convintamente assieme per perseguire scopi specifici e misurabili, in funzione dei beni comuni globali: il cibo, l’acqua, la salute, il clima, lo sviluppo sostenibile, la biosfera.
Si tratta, in sostanza, di ri-pensare per ri-fondare il multilateralismo. Ha ragione Ferrara a legare il multilateralismo ai beni comuni globali, ai quali occorre aggiungere le tecnologie, la difesa e la sicurezza (da intendere in senso complesso e non solo in termini “hard”). Nota, molto efficacemente, P. Ferrara (cit., p. 120): Un punto importante da fissare è che la sicurezza internazionale (intesa in senso militare) non può contraddire la sicurezza umana. Va cioè smilitarizzata l’idea di sicurezza.
E’ la salvaguardia dei beni comuni globali, processo che deve darsi “scopi specifici e misurabili”, a ricordarci come gli interessi nazionali, non eliminabili dal palcoscenico della storia, rischino di essere cancellati dalla mancata azione politica rispetto alla cura di ciò che ci riguarda tutti come umanità.
Occorre, secondo noi, fare un ulteriore passo in avanti ed avviare dialoghi dialettici per ri-scoprire (scoprire continuamente) l’oltre del multilateralismo in un multi-bi-lateralismo come servizio complesso al governo del mosaico-mondo nella dinamicità delle differenze inter-in-dipendenti in competizione cooperativa. Perché tutto questo progressivamente si formi occorre, anzitutto, una metamorfosi del pensiero che generi una diplomazia complessa, critica e creativa: in sintesi, una diplomazia politica.
Riflessioni collegate
Dialogo dialettico e fraternizzazione del mondo
Il dialogo dialettico come possibilità trasformativa
Accoglienza aperta alla profezia