C’è molto nervosismo in giro, molta confusione sotto al cielo. Ciò è dato dal fatto che le dinamiche storiche si sono evolute, particolarmente negli ultimi decenni dopo l’implosione dell’Unione Sovietica, al di là della nostra capacità di comprenderle e di governarle. Paradosso: noi stessi le abbiamo generate.
Il “nostro” Occidente non ha fatto i conti politicamente, dunque strategicamente, con ciò che è accaduto e che oggi si presenta davanti ai nostri occhi con la potenza dell’irrisolto. Ci ritroviamo con una guerra nel cuore d’Europa, che oggi compie un anno, l’ONU che vota risoluzioni di principio e l’incapacità del Vecchio Continente di essere soggetto strategico. Nei giorni scorsi, il quadro Varsavia-Mosca – passando da Kiev – era un meraviglioso affresco novecentesco. Vedremo Pechino.
Mentre gli esperti ci dicono che la guerra è cambiata e gli analisti ci mostrano le gravissimi crisi de-generative che percorrono il mondo, a vincere è la complessità. Mondo complesso chiama decisioni complesse. Nell’ora buia che stiamo vivendo, oltre a dover cercare una soluzione realistica – sempre più urgente – a una guerra che (come tutte le altre in giro per il mondo, serenamente dimenticate …) sta mostrando una conta insopportabile di morti, feriti, sfollati, distruzione, occorre ri-elaborare i nostri principi chiave: primo fra tutti la sicurezza. Non si vedono, all’orizzonte, classi dirigenti capaci di costruire una sicurezza che guardi alla sostenibilità politico-strategica del mondo: è tutto riarmo e deterrenza.
L’Occidente è dentro un evidente cambio di era. L’altro mondo, ben più popolato, mostra capacità e voglia di costruire un “oltre” nella Storia che continua il suo corso. Eppure noi, l’Occidente, continuiamo a pensare di essere quel mondo che deve dettare le regole per tutti: attenzione, dunque, a non farci travolgere dalla complessità.
(English version)
There is a lot of nervousness around, a lot of confusion under the sky. This is because historical dynamics have evolved, particularly in the last few decades since the implosion of the Soviet Union, beyond our ability to understand and govern them. Paradox: we ourselves have generated them.
‘Our’ West has not come to terms politically, and therefore strategically, with what has happened and what today presents itself before our eyes with the power of the unresolved. We find ourselves with a war in the heart of Europe, which today turns one year old, the UN voting on resolutions of principle and the inability of the Old Continent to be a strategic player. In recent days, the Warsaw-Moscow picture – via Kiev – was a wonderful 20th century fresco. We will see Beijing.
While experts tell us that the war has changed nature and analysts show us the severe de-generative crises that run through the world, it is complexity that wins. Complex world calls for complex decisions. In the dark hour we are living through, besides having to look for a realistic solution – more and more urgent – to a war that (like all the others around the world, serenely forgotten …) is showing an unbearable count of dead, wounded, displaced, destruction, we need to rework our key principles: first and foremost, security. We cannot see, on the horizon, ruling classes capable of building a security that looks at the political-strategic sustainability of the world: it is all rearmament and deterrence.
The West is in an obvious change of era. The other world, far more populated, shows capacity and desire to build a ‘beyond’ in History that continues its course. Yet we, the West, continue to think we are that world that has to dictate the rules for everyone: be careful, therefore, not to be overwhelmed by complexity.