Il tutto e le parti

Ri-congiungere ciò che è disperso. Questo è l’obiettivo della “diplomazia della complessità” qui evocata.

Tale ri-congiunzione non può che avvenire nel rapporto complesso tra il tutto e le parti, geostrategicamente tra l’evoluzione dei contesti nazionali e il quadro globale. Complessità è questo, maturare un pensiero pragmatico per governare tale rapporto. Complessità è, anzitutto, comprendere che solo in quel rapporto possono istituirsi prospettive di sostenibilità politico-strategica.

I più sembrano o trascurare l’impatto che le dinamiche planetarie generano all’interno dei sistemi nazionali, dunque sulle nostre vite quotidiane, o pensare che sono esaltando le peculiarità nazionali si possa superare la trappola di una globalizzazione che tutto vorrebbe  omologare e definire dall’alto (ovunque si trovi quell’alto, peraltro sempre più diffuso e sempre meno chiaro).

In tal modo, la sostenibilità politico-strategica del mondo e dei mondi viene messa a serio rischio. S’incontrano due ignoranze: il non capire che nulla nasce più a livello nazionale (che si parli di conseguenze della rivoluzione tecnologica, delle migrazioni, dei cambiamenti climatici, delle trasformazioni del e nel mercato del lavoro, e via dicendo) e il non capire che il pensiero antagonista a nulla serve se non a esacerbare il profondo disagio, nella crescita delle disuguaglianze, che percorre le comunità umane (da qualsivoglia regime esse siano governate).

Come si vede, il tema è ben più ampio del semplicistico “democrazie vs autocrazie”. Il pensiero geostrategico dovrebbe uscire dalle secche di logiche separanti e solo competitive per aprirsi alla complessità e alle complessità del reale. Questo imporrebbe, naturalmente, uno straordinario stravolgimento dell’impianto che conosciamo.

L’espressione “diplomazia della complessità” ci aiuta a illuminare due elementi non più eludibili: quello della mediazione e del dialogo tra rapporti di potere (ri-pensando la natura stessa del potere); quello della visione politico-strategica, per immaginare nuovi bilanciamenti politici tra il tutto e le parti, guardando alla sostenibilità complessiva, e complessa, del mondo che abitiamo.

Per una “diplomazia della complessità”

 

 

 

 

Marco Emanuele
Marco Emanuele è appassionato di cultura della complessità, cultura della tecnologia e relazioni internazionali. Approfondisce il pensiero di Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. Marco ha insegnato Evoluzione della Democrazia e Totalitarismi, è l’editor di The Global Eye e scrive per The Science of Where Magazine. Marco Emanuele is passionate about complexity culture, technology culture and international relations. He delves into the thought of Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. He has taught Evolution of Democracy and Totalitarianisms. Marco is editor of The Global Eye and writes for The Science of Where Magazine.

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