Branko Milanovic (Social Europe, 13 dicembre 2021, The Summit for Democracy—a wrong idea (for the world)) sostiene che il modo più realistico di guardare al Summit for Democracy promosso il 9 e 10 dicembre u.s. dal Presidente americano Biden è di considerarlo come il preludio a una “associazione di Stati” utilizzata dagli USA per sostenere il proprio conflitto ideologico con Cina e Russia.
Il tema è ideologico-geopolitico ma, in grande parte, riguarda la capacità/possibilità dei sistemi di rispondere alle attese dei popoli (molto spesso strumentalizzandole): è più efficiente il modello cinese o la democrazia liberale che tiene conto della partecipazione della cittadinanza, dei diritti e delle libertà ? Se la democrazia liberale è preferibile, come penso, ha anche vita più difficile perché è chiamata a continue mediazioni che altri sistemi non operano.
Secondo Milanovic, anche complice l’inopportunità del Summit, i due modelli non sono compabili e, anzi, sono in un inevitabile conflitto.
Penso che il tema democratico, posto sul piano dei sistemi-come-valori, non può che generare ulteriore competizione, esacerbando le posizioni. Conviene, invece, adottare il principio di “relatività” e considerare, mantenendo fermo un paniere di valori non negoziabili che riguardano l’umanità in quanto tale, una “competizione cooperativa” (il business non si ferma) come strada per lavorare a una governance “glocale” delle sfide e dei problemi che abbiamo di fronte. In precedenti contributi, ho chiamato questo approccio di “realismo progettuale”.