(Marzia Giglioli)
Il dissenso silenzioso sarà l’unico dato percentuale non prevedibile delle elezioni russe anche se avrà sostanzialmente solo un valore simbolico. Maxim Reznik, esponente politico dell’opposizione ed ex deputato di San Pietroburgo, ha ideato la campagna “Mezzogiorno contro Putin”, condivisa anche da Aleksei Navalny, come aveva scritto su X pochi giorni prima di morire nel carcere di alta sicurezza in Siberia: “Putin sta attualmente conducendo una operazione elettorale speciale e vuole disperatamente che tutti i titoli dei giornali mondiali dopo le elezioni dicano che ha ottenuto l’85%. In questo modo, il mito secondo cui “Putin è la Russia” persisterà nella mente delle persone”. Ora, ad appoggiare questa forma di protesta “Noon against Putin”, è la vedova di Navalny, Yulia. Gli elettori contrari a Putin devono presentarsi contemporaneamente ai seggi l’ultimo giorno delle votazioni, il 17 marzo, alle 12. L’idea è che, davanti alle file pacifiche e silenziose, la polizia non potrà fare nulla e il malcontento diventerà ‘plastico’ e visibile.
Niente di più facile nel prevedere il successo elettorale di Putin: il suo indice di gradimento è dell’86%, secondo gli ultimi dati del Levada Center, il più noto centro di sondaggi russo.
A supportare il suo consenso c’è anche un dato ‘straordinariamente resiliente’ come scrive l’Economist e sgomenta l’Occidente: ”Da quando ha invaso l’Ucraina, il regime di Vladimir Putin è stato in grado di riprogettare l’economia russa. Ora un’elezione scontata sta per consacrare Putin come leader per altri sei anni, e le sue ambizioni potrebbero andare ben oltre l’Ucraina”. La resilienza sembra non aver confini a Mosca.
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