President Xi Jinping said Friday China will amplify the interplay between domestic and international markets and resources, strive to create new opportunities for the world with its own development, and contribute its share to building an open global economy. (Xinhua, 4 novembre 2022)
Il tema è chiaro. Lo leggiamo dal punto di vista cinese ma esso rappresenta, secondo noi, il futuro (già presente) dell’impianto geostrategico planetario.
Per troppo tempo, in un modello di globalizzazione disequilibrato e omologante, abbiamo trascurato gli interessi nazionali come se – affidandoci al mercato – essi dovessero far parte di un disegno più grande.
Abbiamo creduto, sbagliando, in un mondo-uno senza diversità. Se, come crediamo, la ‘società aperta’ è un valore, essa non può che realizzarsi attraverso nuove mediazioni politico-strategiche: le voci nazionali non possono essere umiliate, pena il loro ‘ritorno’ in forme spesso non desiderabili.
Il punto d’attenzione politico è nel lavorare affinché la valorizzazione di ciò che è nazionale non si trasformi in nazionalismo deteriore e pericoloso. Questo è il compito della politica, se è capace di guardare alla globalizzazione in termini di ‘glocalizzazione’, la sua frontiera sostenibile.