Un mondo senza razza

(Marzia Giglioli)

La razza è una invenzione. Un piccolo gruppo di accademici sfida il censimento Usa. Riflessioni su un mondo senza razza: da un articolo del Washington Post

 

La razza è una invenzione. I grandi temi possono entrare anche nella casella postale di una mail. Carlos Hoyt, lo scorso agosto, ha ricevuto la richiesta di fornire i suoi dati anagrafici (e quelli della sua appartenenza razziale) in vista del censimento USA del 2030.

È stata l’occasione per iniziare una sfida coraggiosa: inviare al governo federale il messaggjo che non è giusto chiedere alle persone di identificarsi in base alla ‘razza’.

Il suo messaggio sta attirando l’attenzione dei media e il Washington Post gli ha dedicato un lungo articolo. Oyt è uno psicoterapeuta e, con un gruppo di ricercatori ed accademici, sta portando avanti il suo messaggio di un mondo senza razza.

Del resto, nel 2003, il completamento del Progetto Genoma Umano ha scoperto che gli esseri umani a livello globale condividono il 99,9% del loro DNA. La scienza, a questo riguardo, si è infatti già espressa in modo chiaro. ‘È impossibile, sotto il profilo biologico, identificare un individuo sulla base di qualsivoglia marcatore genetico’ – si legge sul sito della Fondazione Veronesi – ‘e quindi categorizzare l’umanità in  razze. Da qui la proposta di eliminare la parola razza in ogni documento’.

Ma l’idea di razza resiste. Si trova nella discriminazione e nella profilazione criminale, nella propaganda che incita all’odio che ha sempre una forte connotazione razziale. La categorizzazione razziale persiste nella vita di tutti i giorni per le domande di lavoro e sui moduli medici e anche nella retorica antirazziale.

Oyt ed il suo gruppo potrebbero definirsi ‘daltonici’ ma sanno anche che la via è ancora lunga. Ora il primo passo ufficiale è il censimento.

Nelle note del Census Bureau, si legge che ‘le categorie razziali incluse nel questionario riflettono generalmente una definizione sociale di razza riconosciuta in questo Paese, e non un tentativo di definire la razza biologicamente ed antropologicamente’. ‘Ma riconoscere la razza è un concetto falso, e continuare a farlo ha comunque qualcosa di intellettualmente problematico’,sostiene Hoyt che ha scritto in proposito ‘The Arc of a Bad Idea’ e ha sviluppato un sito web che riunisce studi e iniziative per una visione di in mondo non razziale.

Il tema divide soprattutto nei termini dell’ idealismo e del realismo.
Ellis Monk, professore di sociologia all’Università di Harvard che studia razza e disuguaglianza, pensa che sradicare la razza sia impraticabile. ‘Anche se la razza biologica non esiste, non è possibile ignorarla in un mondo in cui la razza conta’.

(riproduzione autorizzata citando la fonte)

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