Umanitario è politico. Pizzaballa a Gaza

(Marco Emanuele) 

A conferma che la religione è veicolo di dialogo e di ricostruzione spirituale-sociale-materiale, la visita del Cardinale Pizzaballa nella Striscia di Gaza acquista un carattere pienamente politico. Siamo dentro una politica con significati ‘altri’ rispetto a quelli che conosciamo.

Occorre progressivamente ricongiungere gli opposti e mostrare come l’attenzione e l’azione umanitaria siano parte di un rinnovato paradigma politico. Al di là dei governi e ben conoscendo i rapporti di forza in gioco, stare dalla parte dei popoli è necessario e decisivo, strategico.

Il micro-cosmo di Gaza indica che la ricostruzione ha più livelli. Le grandi strategie, che superano la vita quotidiana delle comunità umane e che spesso la incontrano nelle fasi drammatiche della guerra, devono calarsi continuamente nel pieno-umanitario, in tal modo agendo da generatore di capacità di resistenza e resilienza per ricostruire o rafforzare i legami umani e le minime condizioni di dignità vitale. E’ nell’interesse di tutti che si ricostituiscano oasi di dialogo.

Allargando lo sguardo, siamo nel pieno di un antagonismo insostenibile. Occorre salvare le differenze che caratterizzano i popoli, rifiutando categoricamente ogni forma di attacco a etnie in nome di qualsivoglia principio. Nessuna vittima dell’odio cieco e del male banale è estranea alla nostra responsabilità. Particolarmente in Medio Oriente, dove le tensioni hanno da tempo superato ogni limite accettabile, il dialogo complesso (transdimensionale tra tutti i soggetti interessati, a partire dalle comunità umane) è l’unica via possibile: occorrono mediazioni sostanziali dentro visioni innovative.

In questo contesto generale, la visita di Pizzaballa nella Striscia è segnale da coltivare. Umanitario è politico.

 

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