Paolo Portoghesi, intervenendo all’Accademia di San Luca il 14 giugno 2022 ha detto che, per sfidare il presente di una città (nel nostro caso di Roma), si prendono delle cose che già esistono, perché è estremamente difficile riuscire a realizzare tante cose belle insieme in pochi anni, e le si collegano “spiritualmente”, per poi trovare una continuità attraverso la struttura urbana. Portoghesi ha aggiunto che esiste un destino della città che occorre saper interpretare.
Parto da queste citazioni per ragionare di come l’iniziativa Distretto del Contemporaneo, il cui Comitato Scientifico è presieduto dall’Ambasciatore Umberto Vattani, rappresenti un esempio per legare architettura, arte e complessità. The Global Eye lavora sul tema della sostenibilità sistemica e considera la creatività artistica un formidabile strumento per ri-congiungere ciò che è disperso e per restituire senso (il collegamento ‘spirituale’ di Portoghesi) e significato alla complessità urbana. Direi di ogni complessità urbana ma qui si guarda a Roma.
L’iniziativa è promossa da QART Laboratorio per lo studio di Roma Contemporanea – Dipartimento di Architettura e Progetto, Sapienza Università di Roma, Docomomo Italia, Collezione Farnesina del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Università Iuav di Venezia, Venice International University.
Molti conoscono la Roma antica, medievale, rinascimentale, barocca e ne apprezzano la bellezza eterna che attraversa i secoli e che, ancora oggi, viene guardata nel mondo come esempio di città unica. Ebbene, la sfida del Distretto del Contemporaneo è di allargare lo sguardo sulla Capitale e di scoprirne la geografia complessa: occorre riconoscere e valorizzare, culturalmente e urbanisticamente, il settore Flaminio-Foro Italico-Farnesina. Si legge dal sito: L’ambito interessato è quello delimitato da via del Foro Italico, le pendici di Monte Mario, via Fracassini, viale Maresciallo Pilsudski e viale della Moschea, ma si tratta di confini labili e aperti che tendono a dilatarsi per includere altri ambiti come, ad esempio, la Valle Giulia con le Accademie e gli Istituti di Cultura stranieri, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e la storica sede della Facoltà di Architettura della Sapienza, senza dimenticare la cinquecentesca Villa Giulia con il suo straordinario Museo Etrusco.
L’area è ricca di opere architettoniche straordinarie, costruite tra la prima metà del Ventesimo secolo e dalla seconda metà del ‘900 fino a oggi. Solo per citarne alcune: il complesso del Foro Italico; il Ponte Duca d’Aosta; il Ponte Flaminio; il Palazzo della Farnesina; il Villaggio Olimpico; il Palazzetto dello Sport; lo Stadio Flaminio; il Viadotto di corso Francia; la chiesa di San Valentino; il MAXXI; l’Auditorium Parco della Musica; la Moschea e Centro Islamico Culturale.
Chi visita Roma, e chi la vive, deve sapere che Roma non si ferma al suo passato. Non si tratta di aggiungere pezzi ‘di nuovo’ alla città che conosciamo ma di guardarla nella sua complessità.
Va notato come all’interno del Distretto del Contemporaneo insista il Palazzo della Farnesina con la sua straordinaria collezione d’arte permanente: un Palazzo, come noto, che ospita il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Questo elemento, nel ri-vedere Roma, porta il mondo nella città. L’architettura e l’arte, dalla città alla dimensione globale e viceversa, aprono scenari di governance urbana (collaborazione con e tra le istituzioni territoriali e nazionali, culturali, sportive) e possibilità di nuovi dialoghi strategici. E’ molto più facile, infatti, avvicinare i popoli attraverso le loro culture e cercare spazi d’incontro: ecco il significato profondo della diplomazia culturale e l’area del Distretto del Contemporaneo è ricca di potenzialità in tal senso.
Nel ri-vedere Roma, allora, occorre promuovere iniziative come il Distretto del Contemporaneo: nulla è separabile dal resto e dobbiamo imparare ad avere consapevolezza e cura dell’unicum dinamico che chiamiamo città.