(Progetto di civiltà) Luoghi di vita, glocalità e rivoluzione tecnologica

Verso un progetto di civiltà, ri-costruzione del “comune”, sostenibilità, pace e sicurezza necessitano della rivoluzione tecnologica. Il livello di complessità raggiunto dalle dinamiche storiche è tale per cui il loro governo è possibile solo grazie a un pensiero complesso e al contributo delle tecnologie. La “glocalità”, inoltre, moltiplica la complessità dei “dove” dell’esperienza umana: gli ultimi decenni ci hanno insegnato che la sola globalizzazione globalizzante e a forte rischio di omologazione delle differenze territoriali comporta, sul medio-lungo termine, conseguenze fortemente negative. A evitare che il futuro della globalizzazione sia nel ritorno alle chiusure autarchiche, qui si propone di lavorare per un impianto complesso di “glocalizzazione”.

La moltiplicazione dei “dove” dell’esperienza umana è moltiplicazione della loro centralità strategica. Luoghi di relazione, poli strategici, le città e i territori diventano soggetti-di-storia, spazi-di-comune vissuti e organizzati da comunità progettanti. I “dove” riportano al centro l’elemento geografico nel senso della complessità territoriale e la necessità di una sua conoscenza profonda. Dovremmo domandarci come si possa governare l’infinità di dinamiche che noi stessi generiamo e che sempre più spesso sfuggono a una ragione razionalizzante e non aperta alla complessità.

L’attuale situazione del mondo, parecchio problematica sotto molti punti di vista, ha ricadute immediate nei nostri territori, non più mediate dai confini. Ha poco senso, oggi, scagliarsi contro una globalizzazione (s)regolata o, peggio, rispondere a essa chiudendoci in maniera anti-storica. Il tema è: come governare i luoghi di vita nella glocalità ?

Ri-costruire il “comune” è il punto di partenza indispensabile. Fare questo, deve essere chiaro, è una grande operazione culturale e politica, alimento continuo di ciò che chiamiamo progetto di civiltà. Coesione e giustizia sociale costituiscono il tema di fondo che deve essere affrontato. Se la partitica e i tecnocrati di turno lo affrontano a suon di bonus, la nostra proposta è ben diversa, strutturale e strategica.

Diciamo fin da subito che consideriamo tutte le difficoltà del governare, soprattutto in un momento come questo. Ciò che va detto è che si può cogliere l’occasione straordinaria che la megacrisi de-generativa in atto ci sta offrendo: non sempre il negativo che viviamo è solo buio e tragedia. Come nella pandemia abbiamo sviluppato capacità creative inattese prima, così oggi dobbiamo guardare allo scenario nel quale ci troviamo con realismo progettuale.

Abbiamo grandi possibilità e l’occasione storica di contribuire, con un pensiero pragmatico, a cambiare le sorti del mondo. Se per nostra mano stiamo raggiungendo derive non più sostenibili, altrettanto per nostra mano possiamo cambiare via. In questa fase della rivoluzione tecnologica dobbiamo avere il coraggio di guardare oltre, nel profondo di ciò che accade.

Un pensiero sistemico e strategico deve tenere insieme, nell’analisi e nella costruzione di scenari per la decisione, infiniti elementi, tutti com-presenti e incidenti nella vita locale. E’ impossibile, senza supporto tecnologico, considerare tutte le complessità che ci percorrono: basti soffermarsi sulla guerra in Ucraina con le sue conseguenze, dalla gestione dei flussi di profughi alla crisi alimentare, al quadro energetico, alla riconfigurazione dei rapporti di potere a livello internazionale. Sta cambiando l’Europa sotto i nostri occhi, nei nostri distributori il prezzo della benzina è insostenibile, c’è timore per l’aumento del costo della vita (e le ripercussioni, dai beni di prima necessità all’aumento delle rate dei mutui) e così via. Se tutto questo, e molto altro, deve essere considerato insieme, non possiamo farlo con la nostra sola intelligenza: la complessità è troppo ampia.

Per conoscere il “comune” che occorre ri-costruire, utilissimi sono gli strumenti delle tecnologie geografiche (scienza del dove), soluzioni innovative che ci permettono di governare più efficacemente l’evoluzione e le dinamiche dei e nei nostri luoghi-di-vita.

La “location intelligence”, capacità di analizzare le dinamiche glocali dalla prevenzione, all’intervento e fino alla decisione strategica, è un’attività sempre più decisiva che va inquadrata come fondamentale nell’attività di governo, parte della stessa. Il problema, molto spesso, è vedere ciò che non si vede: riuscire a farlo, investendo contemporaneamente sulla ri-costruzione del comune attraverso le soluzioni della scienza del dove, ci permette di scoprire la complessità delle dinamiche che “fanno” la realtà.

A noi interessa la tecnologia nella sua natura trasformativa e nel suo servizio all’intelligenza di chi, semplice cittadino o decisore politico o amministrativo, può dare il suo contributo al miglioramento della città e del territorio. Perché l’attività di governo dei territori acquisisca una “ordinarietà resiliente” occorre investire affinché ogni istituzione pubblica si doti di un sistema informativo geografico (GIS). Ogni giorno ci troviamo di fronte a fenomeni che definiamo straordinari e, in tal modo, li rincorriamo affrontandoli dopo che sono accaduti: manca una strategia dell’ordinarietà di governo glocale in un mondo percorso dalla megacrisi de-generativa. Attrezzarsi per convivere in questa situazione, lavorando a cambiare via, è possibile solo attraverso le tecnologie e grazie a esse.

Prima scrivevamo di coesione e di giustizia sociale. Se ascoltiamo le parole degli esponenti partitici, il panorama è disarmante. Manca del tutto il collegamento tra le analisi della realtà, che si ripetono in maniera quasi ossessiva, e le strade che potrebbero fornire soluzioni adeguate. Un esempio: la povertà. Pur in presenza di tante iniziative meritorie sul territorio, in molti casi manca la possibilità di mappare in maniera integrata le povertà, non solo quella economica: perché, lo sappiamo, le disuguaglianze nelle nostre città riguardano il reddito ma anche l’accesso alla salute, all’istruzione, ai servizi pubblici locali e così via. Mappare tali disuguaglianze in termini di location intelligence, geolocalizzando i dati e le dinamiche, fa la differenza. Non ci possono essere coesione e giustizia sociale senza la conoscenza della realtà che viviamo: il mix tra un pensiero complesso e profondo e le opportunità offerte dalla tecnologia è ciò che serve.

Riflessioni collegate

 

 

Marco Emanuele
Marco Emanuele è appassionato di cultura della complessità, cultura della tecnologia e relazioni internazionali. Approfondisce il pensiero di Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. Marco ha insegnato Evoluzione della Democrazia e Totalitarismi, è l’editor di The Global Eye e scrive per The Science of Where Magazine. Marco Emanuele is passionate about complexity culture, technology culture and international relations. He delves into the thought of Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. He has taught Evolution of Democracy and Totalitarianisms. Marco is editor of The Global Eye and writes for The Science of Where Magazine.

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