Tutto vediamo, nel cambio di era, tranne che un pensiero-di-realtà. Quando le crisi de-generative si saldano in una megacrisi non compresa nella sua complessità, evocare lo sviluppo umano integrale sembra un esercizio retorico, o da anime belle.
Eppure, è proprio in questo momento che un pensiero-di-realtà deve corrispondere al cammino dentro lo sviluppo umano integrale. Le migrazioni “costrette”, i cambiamenti climatici e la mancata cura di beni fondamentali per la vita come l’acqua, le disuguaglianze, la radicalizzazione delle e nelle identità, le guerre (più o meno note) in giro per il mondo, la crescente fragilità democratica nel quadro della ricomposizione dei rapporti di potere per un nuovo ordine mondiale: tutto questo, e molto altro, è realtà e non può più essere guardato e governato con l’occhio novecentesco della linearità.
Un pensiero-di-realtà deve anzitutto caratterizzarsi per la volontà di “non polarizzare” e di “non separare”. Lo sviluppo umano integrale riguarda tutto l’uomo, il rapporto tra gli uomini, il rapporto tra gli uomini, i territori e il pianeta, il rapporto tra gli uomini e la storia.
La scelta dello sviluppo umano integrale è ciò che oggi, in un terzo millennio caratterizzato da crescente complessità, fa la differenza. Dall’alto e nel profondo, quella scelta ci “vincola” a vivere il nostro destino nel destino di ogni altro e della realtà tutta. Questo ci fa dire, nel guardare realisticamente alle difficoltà del governare, che occorre far emergere – come dato di realtà – il mistero di ogni uomo che soffre e tutte le contraddizioni di una realtà mai lineare.
Oggi viviamo una transizione conflittuale, laddove l’asse del potere si sposta sempre più velocemente (e i poteri si trasformano con radicalità), ma resta un dato ineludibile: la nostra bussola geostrategica è, e resta, nella cura della condizione umana, indissociabile dalla cura dell’ecosistema nel quale viviamo (ecologia integrale). I morti e i feriti nelle guerre, i profughi e i migranti in fuga, gli ultimi (peraltro in aumento) nelle nostre società ci lanciano un messaggio chiaro: il mistero della loro sofferenza è parte di una “guerra mondiale a pezzi” che caratterizza il nostro tempo. Un pensiero-di-realtà, per lo sviluppo umano integrale, è principio e fine della nostra responsabilità di soggetti agenti e d’intellettuali impegnati.