Fuori dai personalismi e dagli attacchi strumentali, così come dall’adesione a-critica (altrettanto strumentale) ai leader di turno, gli intellettuali hanno un compito davvero storico: contribuire a ri-pensare il pensiero.
Mai come oggi è diventato decisivo stare dalla parte del mondo e dell’umanità. Le parole di radicalizzazione e di violenza si sprecano e diventano armi puntate contro chi tradisce l’ormai evidente dominio dell’interesse particolare elevato a visione strategica. Qualunque sia l’interesse che si vuole imporre, di un partito politico, di una grande azienda, di uno Stato sovrano o di una Organizzazione criminale o terroristica, l’approccio è solo lineare: il mondo involve nella corsa assennata a vincere la gara contro l’altro, rendendolo oggetto e bersaglio di una competizione esasperata e, possibilmente, senza regole.
Lavorare in termini di ‘giudizio storico’ significa tornare all’esperienza profonda di ciò che viviamo, superando la comoda tentazione di limitarsi a percorrere la superficie nel presente imminente. Pressoché in ogni situazione, abbandoniamo la capacità di respirare la complessità di ciò che siamo stati in ciò che diventiamo: tutto diventa affarismo geopolitico nell’ora o mai più, tutto è fare per il fare, senza alcuna preoccupazione per chi viene ucciso, offeso, dimenticato.
Ben poca è l’attenzione al principio di umanità, volentieri strumentalizzato nelle esaltazioni di parte. Siamo immersi in un mondo di vittime e di vincitori fragili perché, sempre di più, giocano sulle sorti di un mondo ormai insostenibile. Non a caso vincono il bisogno di difesa, la paura, i sentimenti di rivalsa, le vendette. Molto di ciò che ascoltiamo è ormai disinformato e amplificato ed è meglio che gli ultimi (la stragrande maggioranza dell’umanità) vivano nella confusione e siano costretti a praticare democrazie dimezzate, in progressivo svuotamento, rappresentanti di chiare minoranze.
Serve, in questa fase storica, un sussulto di pensiero critico, libero, aperto, complesso. Nulla a che fare con il pensiero antagonista e, ancora meno, con il ‘non pensiero’ di élite volgari e capaci soltanto di parlare alle viscere del cosiddetto ‘elettorato’. Serve un pensiero inclusivo e alto che sappia porre chiaramente il tema di una Politica ri-fondata, capace di mediazioni e di visioni nell’interesse dell’umanità: il resto è, pur se potente e molto spesso pericolosa, espressione di spiriti animali nel ritorno del ‘male banale’.
(English version)
Leaving aside personality clashes and instrumental attacks, as well as uncritical (and equally instrumental) support for the leaders of the moment, intellectuals have a truly historic task: to contribute to re-thinking.
Now more than ever it is crucial to stand on the side of the world and humanity. Words of radicalisation and violence and become weapons aimed at those who betray the now evident domination of special interests elevated to strategic vision. Whatever the interest that wants to impose itself, be it that of a political party, a large company, a sovereign state or a criminal or terrorist organisation, the approach is only linear: the world is involved in a sensible race to win the competition against the other, making it the object and target of an exasperated and, possibly, unregulated competition.
Working in terms of ‘historical judgement’ means returning to the profound experience of what we live, overcoming the comfortable temptation to limit ourselves to travelling along the surface in the imminent present. In almost every situation, we lose the ability to breathe in the complexity of what we have been in what we are becoming: everything becomes geopolitical profiteering in the ‘now or never’, everything is done for the sake of doing it, without any concern for those who are killed, offended or forgotten.
Very little attention is paid to the principle of humanity, willingly exploited in partisan exaltations. We are immersed in a world of victims and fragile winners because, more and more, they are gambling on the fate of a world that is now unsustainable. It’s no coincidence that the need for defence, fear, feelings of revenge and retaliation are winning. much of what we hear is now disinformed and amplified and it’s better that the last (the vast majority of humanity) live in confusion and are forced to practice half-baked democracies, in progressive hollowing out, representatives of clear minorities.
At this stage in history, we need a boost in a critical, free, open, complex thought. Nothing to do with antagonistic thinking and even less to do with the ‘non-thinking’ of vulgar elites who are only capable of speaking to the gut of the so-called ‘electorate’. We need inclusive, high-level thinking that can clearly address the issue of a re-founded Politics, capable of mediation and vision in the interest of humanity: the rest is, powerful and very often dangerous, the expression of animal spirits in the return of ‘banal evil’.