(Marco Emanuele)
Il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, parlando oggi alla Conferenza degli Ambasciatori, ha toccato alcuni punti decisivi.
Dal discorso: Il mondo contemporaneo è attraversato da molteplici crisi che si sovrappongono l’un l’altra e si alimentano a vicenda. Per cogliere questa complessità sono state introdotte locuzioni nuove, come “policrisi”, mettendo a sistema fattori politici, frutto di scelte consapevoli dell’uomo, e di circostanze in apparenza esogene, come le emergenze climatiche o sanitarie, talvolta anch’esse – a ben vedere – effetti collaterali delle stesse attività umane.
Mattarella ha scelto la complessità e questo è decisivo. Quando le crisi (de-generative) si legano l’una nell’altra (policrisi) servono nuovi paradigmi strategici. L’esercizio politico deve evolvere, trasformandosi. Mentre la fatica delle classi dirigenti è evidente, occorre cambiare via.
Dal discorso: Ovunque, le conseguenze di fenomeni globali, dal cambiamento climatico alle disuguaglianze economiche, alle crisi energetiche, si sommano al riaffiorare di radicalismi ed estremismi che rendono, talvolta, difficili le pacifiche convivenze negli stessi Stati e fra gli Stati. Una condizione che viene alimentata da flussi informativi manipolativi che, nell’ambito di conflitti ibridi condotti con vari strumenti ostili, congiungono fronte interno e fronte esterno. Pericolose attività di disinformazione tendono ad accreditare una presunta vulnerabilità delle opinioni pubbliche dei Paesi democratici. Cercano di affermarsi inediti ma opachi centri di potere – di fatto sottratti alla capacità normativa e giurisdizionale degli Stati sovrani e degli organismi sovranazionali. Centri di potere dotati di vaste capacità di influenza sui cittadini e, con esse, sulle scelte politiche, tanto sul piano interno ai singoli Stati quanto su quello internazionale.
I radicalismi e gli estremismi appartengono tanto alle reti terroristiche quanto alla de-generazione dei sistemi democratici: l’abbassamento del livello del dibattito pubblico si salda pericolosamente con la personalizzazione politica (rapporto diretto tra leader e popoli), con la semplificazione e con la polarizzazione. Tutto concorre, nella condizione ‘onlife’, a problematizzare la sicurezza all’interno degli Stati e tra gli Stati fino ai livelli regionale e globale. Le democrazie, lo abbiamo scritto in altri contributi, entrano in crisi per ragioni interne, particolarmente legate a una sorta di ‘svuotamento’ partecipativo, e per ragioni esterne: ha ragione Mattarella a sottolineare il tema delle interferenze esterne (disinformazione e, aggiungiamo noi, cyber-attacchi che spesso si presentano insieme, sempre più AI-driven). Gli ‘opachi centri di potere’, espressione da approfondire, richiama realtà che si sottraggono alla normazione e giurisdizione di Stati sovrani e organismi sovranazionali: occorre ripensare il senso profondo delle democrazie liberali e del sistema multilaterale. Anche su questo punto, riconoscendo gli errori commessi, serve un cambio radicale di prospettiva, soprattutto lavorando sulla resilienza istituzionale e sociale dei sistemi nazionali.
Tale rafforzamento della resilienza non può che avvenire sul piano (almeno) regionale. L’attacco all’Unione Europea mostra come le forze contrarie ai principi liberali e multilaterali, anche attraverso i ‘nuovi’ poteri ormai consolidati, muovano strategie chiare alla ricerca di un ordine internazionale diverso da quello che conoscevamo. Nel seguire le parole del Presidente Mattarella, non si può leggere il mondo di oggi solo attraverso il pensiero lineare e causale, foriero di evidenti auto-inganni: c’è bisogno di pensiero complesso.
Gli intellettuali devono ritornare a riflettere su questo, contribuendo a elaborare nuova cultura strategica.



