(Carlo Rebecchi)
Un nuovo dibattito è aperto tra gli Occidentali, ed è su quanto lontano si possa andare per frenare la Russia. I risultati conseguiti dall’Ucraina con i mezzi militari forniti finora dai Paesi europei – missili, droni, obici e via di seguito – non si sono rivelati decisivi. Perché allora non fornire all’Ucraina truppe da schierare contro l’esercito di Putin? La domanda circolava da tempo, sussurrata a mezza voce, quasi una battuta, perché tutti sanno che una scelta del genere innescherebbe automaticamente una guerra ben più vasta. Ora non è più così.
Il tabù, almeno verbale, dell’invio di soldati in Ucraina è caduto lunedì, nel vertice dei capi di stato e di governo di Paesi dell’UE e della Nato convocato dal presidente Macron a Parigi per mostrare al mondo – e soprattutto a Vladimir Putin – la solidarietà degli europei per il Paese aggredito giusto due anni fa dalla Russia. Il vertice ha discusso a fondo del possibile invio di truppe e Macron, nella conferenza stampa finale, ha affermato che “l’invio di truppe non può essere escluso”.
“Non c’è consenso oggi per inviare truppe di terra in modo ufficiale, rivendicato e approvato. Ma in prospettiva niente deve essere escluso. Faremo tutto quel che serve perché la Russia non vinca questa guerra”, ha sostenuto il presidente francese rivolto indirettamente a Mosca. Il vertice – presenti tra gli altri il cancelliere tedesco Sholz e lo spagnolo Pedro Sanchez, assente la premier Giorgia Meloni – hanno discusso apertamente, per la prima volta in un’occasione ufficiale, l’ipotesi dell’invio di soldati.
Poco prima dell’arrivo a Parigi, Sholz aveva dichiarato che “non ci saranno soldati tedeschi sul suolo ucraino”. Una precisazione il cui significato è stato meglio compreso poco prima dell’inizio del vertice all’Eliseo, quando il premier slovacco, Fico, ha rivelato ai giornalisti che “molti stati membri della Nato e dell’Ue stanno pensando di inviare i loro soldati sul suolo ucraino su base bilaterale. Una decisione – aveva sottolineato – che provocherà una enorme escalation della tensione”.
Martedì, dopo la diffusione del tema trattato all’Eliseo, immediata la reazione di Mosca. Se soldati combattenti fossero inviati da paesi Nato in Ucraina, il commento del portavoce Dimitri Peskov, non si dovrebbe parlare “di probabilità ma di inevitabilità” di un conflitto diretto. Intanto la grande maggioranza dei paesi presenti al vertice – a cominciare da Germania, Gran Bretagna, Spagna, Olanda, Cecoslovacchia – comunicava la propria contrarietà allo schieramento di truppe.
Joe Biden, dalla Casa Bianca, ha fatto comunicare di non avere piani per l’invio di truppe in Ucraina. Mentre il ministro della difesa francese, Stephane Sejourne, ha “precisato” il pensiero di Macron: quando il presidente ha parlato dell’invio di truppe, ha affermato, “pensava a soldati con compiti specifici come lo sminamento, la produzione in loco di armi, la cyberdifesa”.
Riferendosi al vertice di Parigi, che sarebbe stato preparato in tutta fretta come dimostrerebbe l’alto numero di assenze dovute a precedenti impegni, alcuni osservatori sottolineano che è la prima volta che il presidente Macron si mostra così “aggressivo” nei confronti della Russia, e potrebbe aver messo sul tavolo del vertice il tema dell’invio di soldati in Ucraina per “drammatizzare” la situazione al fine di far meglio comprendere a Putin che i paesi amici di Kiev sono disposti a tutto pur di evitare che la Russia vinca la guerra.
Altri osservatori mettono anche in risalto come il vertice di Parigi sia l’ennesima dimostrazione dell’incapacità dell’Unione europea di mostrarsi compatta su una questione, quella ucraina, sulla quale sono peraltro tutti schierati al fianco di Zelensky. Domenica Macron aveva disertato per la “protesta dei trattori” la riunione in videoconferenza del G7 presieduta da Giorgia Meloni a Kiev per solidarietà con l’Ucraina. Poche ore dopo, sempre per motivi di politica interna, Meloni ha disertato Parigi.
Stefano Stefanini, ex ambasciatore oggi commentatore diplomatico per il quotidiano la Stampa, osserva che Meloni e Macron hanno presentato una “giustificazione, formalmente valida ma politicamente infelice” e scrive: “Zelensky aveva accolto Meloni a braccia aperte a Kiev, ma cosa può pensare della sua assenza a Parigi, dopo che Macron aveva disertato la videoconferenza G7? Esattamente quello che stanno pensando a Mosca: che il coro occidentale a sostegno dell’Ucraina dopo due anni di guerra è stonato”.
(riproduzione autorizzata citando la fonte)