Non c’è dubbio che, in Ucraina, la priorità sia il cessate il fuoco. Altresì non c’è dubbio che ciò possa avvenire solo mettendo in campo un mediatore di alto livello e credibile: com’è evidente, le parti in causa non bastano più.
Detto questo, occorre ampliare la riflessione. La nebbia informativa che avvolge l’area che oggi sconvolge il pianeta non ci fa vedere distintamente il Thanatos del terzo millennio, quel male che attraversa il mondo e che, per un ritorno non imprevedibile della storia, oggi opera in una inaccettabile invasione.
Thanatos spara i suoi colpi, di armi sul campo o cyber, e ci porta a grande velocità nel mercato della tanatopolitica. Ricordo a me stesso che le gradazioni della tanatopolitica sono state scalate nella storia recente del mondo: i totalitarismi del terzo millennio sono lì a insegnarcelo (se vogliamo imparare qualcosa dalla storia). Si sa, è un attimo, e non basta dirsi democratici.
Thanatos, nel suo mercato, offre merce a poco prezzo. Ci invita a comprare le sue separazioni (dividetevi tra bene e male …), a ragionare linearmente, a mantenere uno sguardo superficiale. Il resto lo fa lui, senza pietà alcuna per le vittime.
Per sfuggire a tutto questo, non negando il Thanatos che vive dentro di noi, dovremmo fare dell’Ucraina il nostro paradigma: salvare l’umanità deve essere l’obiettivo. Alle sole tattiche del presidente russo, che vorrebbe ricostituire il passato che non passa, occorre che l’Occidente contrapponga strategie complesse di convivenza, partendo da una radicale autocritica di sé. Oggi vediamo plasticamente il nostro fallimento: le sanzioni non possono essere la soluzione definitiva, e neppure la guerra globale. Thanatos, infatti, ha infinite risorse e ci provoca a reagire al massimo livello possibile: perché lui non ha eredi e si crede il Dio della storia.
Si dice che questo non è il momento di guardarsi indietro, pur se un’analisi impietosa degli ultimi trent’anni andrebbe fatta, e in fretta (qui la faremo). Se guardiamo avanti, però, dobbiamo sapere che le minacce si fanno sempre più complesse, imprevedibili, sporche: non perché il bene stia tutto da una parte e il male dell’altra. Thanatos è traversale e molto furbo. Occorre uscire dalle ingenuità del nostro approccio: il futuro, se lo vogliamo, non può che chiamarsi “politica”.
Se Thanatos vive anche dentro di noi, la sfida è non lasciarci appartenere.