(Marco Emanuele)
Il libro ‘AI 2041′ (Kai-Fu Lee, Chen Giufan, Luiss 2023) è di grande interesse. Attraverso brevi racconti, il libro porta il lettore nel 2041. Chi diventiamo ?
Ebbene, ci interessa lavorare nei percorsi dell’intelligenza artificiale passando dentro la complessità della condizione umana, la nostra esperienza vitale. La rivoluzione digitale, che gli esperti declinano nelle diverse innovazioni, ci porta oggi a riflettere nel profondo della nostra sensibilità, l’in-sensibile: ciò che ci rende davvero umani ma dove vive anche la nostra potenziale dis-umanità.
E’ nel profondo di noi che la sensibilità può diventare il suo contrario, quando cede alla ‘facilità’ di un ‘male banale’ che, troppo spesso, la tecnologia ci fa superare in nome della comodità competitiva. E invece, anziché abdicare in favore del laissez faire, dovremmo fermarci un istante e, guardandoci in uno specchio ‘analogico’, ri-cominciare a farci domande di senso e di significato: se, da un lato, non possiamo portare indietro le lancette dell’innovazione, dall’altro lato abbiamo la responsabilità di risintonizzare i nostri sentimenti verso noi stessi, verso gli altri e verso la Storia.
Diventare in-sensibili è, per noi, la sfida dell’umano nel tempo dell’intelligenza artificiale. Attraverso il pensiero complesso, infatti, dobbiamo continuare a interrogarci sul ‘chi diventiamo’: profondamente e non trasformandoci in banali algoritmi che ci priverebbero di ogni possibilità di essere. Possiamo, infatti, amare l’innovazione senza adorarne certi guru, talvolta insensibili (senza trattino).
(English version)
The book ‘AI 2041’ (Kai-Fu Lee, Chen Giufan, AI 2041. Ten Visions for Our Future, Penguin Random House 2021) is of great interest. Through short stories, the book takes the reader to 2041. Who do we become?
Well, we are interested in working along the paths of artificial intelligence, passing through the complexity of the human condition, our vital experience. The digital revolution, which experts describe in various innovations, leads us today to reflect in the depths of our sensitivity, the in-sensitive: what makes us truly human but where our potential dis-humanity also lives.
It is deep within us that sensitivity can become its opposite, when it gives in to the ‘ease’ of a ‘banal evil’ that, too often, technology makes us overcome in the name of competitive convenience. And, instead of abdicating in favor of laissez faire, we should stop for a moment and, looking at ourselves in an ‘analog’ mirror, start asking ourselves questions of meaning again: if, on the one hand, we cannot turn back the clock innovation, on the other hand we have the responsibility to retune our feelings towards ourselves, towards others and towards History.
Becoming in-sensitive is, for us, the challenge of the human in the time of artificial intelligence. Through complex thinking, in fact, we must continue to question ourselves about ‘who we become’: deeply and without transforming ourselves into banal algorithms that would deprive us of any possibility of being. We can, in fact, love innovation without worshiping certain, sometimes insensitive (written without the hyphen), gurus.
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