(Marzia Giglioli)
Se è una operazione di marketing politico, quella dei dazi è sicuramente riuscita, soprattutto sul.piano della comunicazione interna, mentre sugli effetti complessi esterni è tutto da vedere.
Chiamare ‘Liberation Day’ il giorno che sancisce lo scontro economico tra l’America e gli Altri, compresi gli alleati di sempre, è davvero un medium originale. Ma la comucazione di Trump sta proprio in questo, stupire e deflagrare per affermare un protagonismo assoluto e poi rimodulare le mosse in base alle conseguenze generate.
Intanto i mercati non sembrano sconvolgersi, almeno in questa fase: si vedrà nei prossimi giorni, nel dettaglo delle prossime mosse del Presidente americano.
Alla vigilia dell’annuncjo sui dazi, il Washington Post riferisce che ‘una persona a conoscenza del pensiero dell’Amministrazione ha affermato che la Casa Bianca ritiene che tariffe aggiuntive sulle importazioni di automobili e prodotti farmaceutici genererebbe più di 6 trilioni di dollari di nuove entrate federali e rappresenterebbe il più grande aumento delle tasse degli ultimi decenni. I funzionari dell’Amministrazione stanno anche valutando l’utilizzo di queste entrate per finanziare uno sgravio fiscale o il pagamento di dividendi alla maggior parte degli americani, ma la pianificazione di una misura del genere è ancora del tutto preliminare’, hanno affermato le fonti.
Comunque sia, o comunque andrà, l’operazione dazi made in Washington è destinata a sovvertire l’ordine commerciale mondiale e, anche con future rimodulazioni, l’assetto e gli equilibri cambieranno.
Al momento si scontrano le tesi di Trump con quella che è l’unica tesi sulla quale gli economisti mondiali convergono: un mercato aperto è migliore.
Ma l’ America oggi guarda dentro di sé ed il resto del mondo non può che prenderne atto.
‘Non vogliamo necessariamente vendicarci ma ci faremo valere’, dichiara, durante la sessione plenaria di Strasburgo, Ursula Von Der Leyen : ‘l’UE è pronta a rispondere ai dazi di Trump’.
