La storicizzazione della tanatopolitica (di Marco Emanuele)

Ecco a cosa stiamo assistendo: alla storicizzazione della tanatopolitica.

Thanatos, la forza del male, della violenza e della morte, è nel cuore della storia europea: i corpi uccisi o in fuga e, soprattutto, la continua richiesta di “neutralizzazione” dell’Ucraina, ci mettono di fronte alla de-generazione della bio-politica, alla cancellazione delle differenze come fatto vitale. Qualcuno dirà che questa è la guerra e che così è sempre stato: eppure oggi è diverso perché viviamo in un mondo che ne ha viste tante e che, con tutta evidenza, ha imparato pochissimo dalle lezioni della storia.

La tanatopolitica è banale perché chiede null’altro che la esasperazione della linearità. Basta invadere, occupare, creare terrore. Ha fatto bene  Francesco, nell’Angelus di ieri, a mettere le cose a posto: basta parlare di operazioni militari speciali, questa è guerra, la peggiore.

Oltremodo, la tanatopolitica si serve di un’altra arma devastante: la disinformazione, la nebbia informativa (e informatica). Così Thanatos non oltraggia solo la fisicità delle donne, degli uomini, dei bambini ma anche le nostre menti: non ci fa capire, ci distrae, mischia ragioni e torti, ci restituisce un male che potrebbe essere un bene e viceversa.

In questa fase, mentre le diplomazie sono al lavoro (esprimo un pessimismo personale, che spero sarà smentito dai fatti), il neo-imperatore di tutte le Russie avanza e non ascolta. Egli è ossessionato dai suoi obiettivi: ha una visione, certamente perversa, ma ne è dotato.

In questa fase, se ci poniamo contro la neutralità chiesta da Putin all’Ucraina, non possiamo essere neutrali: le piazze italiane della pace, lo dico con rispetto avendole frequentate in anni giovanili, non possono non considerare i rapporti di potere. Perché la pace è un lavoro che vive nella realtà, che si sporca le mani, che è fatta anche (se non soprattutto) di mediazioni.

Di fronte a Thanatos, e alla politica che esprime, il nostro ruolo deve essere di vera resistenza: da qui, guardando a chi vive la drammaticità del campo di battaglia, possiamo aiutare in vari modi, compreso il progettare – finalmente – un mondo che non neghi il male-in-noi ma che lo conosca, lo prevenga, lo derida.

Marco Emanuele
Marco Emanuele è appassionato di cultura della complessità, cultura della tecnologia e relazioni internazionali. Approfondisce il pensiero di Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. Marco ha insegnato Evoluzione della Democrazia e Totalitarismi, è l’editor di The Global Eye e scrive per The Science of Where Magazine. Marco Emanuele is passionate about complexity culture, technology culture and international relations. He delves into the thought of Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. He has taught Evolution of Democracy and Totalitarianisms. Marco is editor of The Global Eye and writes for The Science of Where Magazine.

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