Salvare il nostro capitale cognitivo nel tempo digitale e della nuova ondata tecnologica, seguendo il pensiero di Derrick de Kerckhove, è operazione sempre più decisiva.
La Storia, oggi più che mai, ci mette di fronte all’urgenza del ‘com-prendere’. Non è solo capire ma è mettere in campo il principio concreto di una nuova responsabilità umana.
Le trasformazioni in atto sono talmente radicali e profonde che nulla può più approcciato con paradigmi consumati. Non la realtà delle guerre e dei conflitti, non i percorsi di costruzione della pace, della giustizia e della sicurezza.
In questo, come scrivevamo, vi è il tema della natura del potere, ciò che – impalpabile – governa le nostre vite. Abbiamo capito che il potere-che-vedevamo, quello istituzionale, c’è ancora ma si trova nel campo di sfida con altri poteri che, allo stesso modo o forse di più e certamente in maniera diversa, determinano. Ebbene, ci pare che in questo tempo ogni potere tenda a radicalizzarsi, cancellando ogni possibile spazio di dialogo e ponendo al centro la propria auto-realizzazione anziché il servizio al bene comune.
In questa prospettiva, il nostro capitale cognitivo può diventare strumento di giudizio storico, possibilità di com-prendere la realtà-in-noi, punto di svolta per camminare nel futuro già presente.
Nella totale mancanza di una riflessione fondamentale sulla natura della complessità della politica e del potere, le classi dirigenti devono concentrarsi sulla necessità di politiche che cerchino e realizzino mediazioni in grado di mantenere la sostenibilità sistemica (non solo resilienza) del mondo e dei mondi. Intanto, mentre lo sviluppo tecnologico continua a trasformar(ci), non possiamo più prescindere dal lavoro filosofico sui paradigmi del pensiero complesso. Se com-prendere è responsabilità, il tema è intraprendere strade innovative: il tempo è ora.