(Marzia Giglioli)
Il cigno nero è un evento inaspettato e talmente forte da mettere in discussione tutti i codici con i quali tendiamo a leggere la realtà.
È questo che può significare la strage di Mosca oltre l”orrore delle vittime innocenti uccise dall’Isis in un luogo di cultura.
Ci eravamo posti solo qualche giorno fa (anche su queste pagine) la domanda su che cosa sarebbe accaduto ‘dopo’ che il Cremlino aveva pronunciato per la prima volta sull”Ucraina la parola “guerra’, cancellando così l’ ‘operazione militare speciale’.
Su la Repubblica il leader del partito liberale dell’opposizione russo Jabloko, Grigorij Javlinskij, afferma che: ‘L’attentato al Crocus può essere una nuova Sarajevo. Non escludo il conflitto nucleare’ e continua sostenendo che ‘in Ucraina serve subito un cessate il fuoco’.
La situazione è precipitata e può succedere di tutto. Si ha sempre più la certezza che si stiano perdendo le linee guida della geopolitica e questo comporta sempre più pericoli.
Torniamo a chiederci che cosa avverrà ‘dopo’ ma non si dovrebbe tirare a indovinare su cosa potrebbe accadere ‘ma prendere decisioni vitali’. Perché, ci ricorda Javlinskij, ‘il pericolo di una grande guerra si avvicina’. La possibilità di un conflitto nucleare ‘non credo sia verosimile, ma non lo escludo. Se mai si arrivasse a uno scontro con la NATO, Putin userà le armi nucleari perché è più debole militarmente e lo sa’.
Tra le Cancellerie occidentali c”e la paura che possa avvenire qualche provocazione o ‘un incidente’ creato per mettere alla prova la prontezza della NATO nell’ applicare l’art. 5 che vincola l’Alleanza alla difesa di uno dei suoi membri.
Intanto ci si arma e si rinforzano le difese sui confini più sensibili.
David Hume affermava di non poter dimostrare con esattezza la connessione tra le cose, ma di poterla immaginare. Il punto è esattamente questo, saper guardare alle alternative con nuove connessioni ed intuire quali potrebbero essere le strade possibili. Mai come oggi è stato così difficile individuare le strade da percorrere. Ma si può tentare di re-inventare prospettive senza ancorarsi a normalità precedenti, perché è proprio la normalità la prima vittima dei cigni neri.
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