In primo piano, la guerra in Ucraina è tutt’altro che limitata a quel teatro martoriato.
Le giuste sanzioni verso lo zar del terzo millennio hanno portato molti analisti ad affermare che, nelle nostre società, dobbiamo essere pronti a pagare un prezzo. Perché, si sa, le sanzioni impattano prima sui sanzionanti che sui sanzionati.
Sono anche disposto a pagare un prezzo, e forse posso permettermelo. Ma mi sia concesso, con un pò di radicalità (si chiama pensiero critico), di ragionare brevemente sul nostro Paese.
L’italica bellezza si scontra con un contesto profondo, misurato dalle statistiche ufficiali ma neanche troppo. E’ l’Italia che progressivamente affonda, quella delle classi medie in erosione che – dopo la pandemia – si ritrovano a fare i conti con gli effetti collaterali di una guerra non voluta da chi la paga (come sempre). E’ l’Italia dei poveri che diventano sempre di più, e sempre più poveri, che si dividono spazi di vita (o di sopravvivenza) in periferie esistenziali che, se fossero solo disagiate, sarebbero “confort zone”. E’ l’Italia della corruzione diffusa e della meritocrazia troppo spesso dimenticata. E’ l’Italia, non dimentichiamolo mai, di una legalità che – come l’orizzonte – si vede ma non si tocca: anzi, più ci si avvicina e più essa si allontana. E’ l’Italia del PNRR, da alcuni definito risolutivo e dai più avvertito come l’ennesimo slancio irrealistico verso un futuro ideale e quasi lunare.
Su tutto questo, ed è umiliante, si sente in giro un pesantissimo silenzio.
Poi c’è l’Italia competitiva, quella che il mondo ci invidia. Ebbene, questa seconda Italia, che futuro pensa di avere se si poggia su un sostrato di grande difficoltà economica e di separazioni sociali sempre più evidenti ?
Spesso evochiamo l’espressione “classi dirigenti”. Anche qui e anche ora. Perché continuiamo a pensare che si possa costruire, tutti insieme, una generazione di servitori dello Stato in grado di capire che cosa significhi esserlo. E non confondiamo tutto questo con lo spettacolo disarmante della partitica (che, invece, il mondo non ci invidia): se è sbagliato generalizzare, è altrettanto vero che buona parte della partitica che conosciamo abbia da tempo rinunciato a praticare la dignità.