(Marco Emanuele)
Diaspora, letteralmente ‘disseminare’, è tema complesso. Ieri, 6 dicembre presso l’ Agenzia Dire a Roma, è stato presentato il Coordinamento italiano delle Diaspore per la Cooperazione Internazionale.
Evidenza di mondi, la platea delle diaspore lancia un messaggio chiaro: siamo nell’oltre. Il mondo di oggi ha bisogno dei colori delle differenze e, geostrategicamente, del talento dei popoli che vivono nel nostro Paese: italiani senza aggettivazione possibile.
Nell’abbandono della logica dei confini, almeno di quelli ‘sentimentali’, riunirsi insieme ha permesso di respirare la complessità. Si è vista la possibilità di avviare un percorso di ‘nuovo’ umanesimo, laddove le differenze presenti, non diversità, erano parti di un tutto.
Come un mosaico, le parole pronunciate cercano e propongono relazioni, molto pragmaticamente. Le diaspore parlano di relazioni, non di semplicistica integrazione: il loro messaggio è esperienziale. Tutti da elaborare, vi sono, ‘in nuce’, gli elementi di un quadro di convivenza che superi la conflittualità fine a sé stessa e che ponga al centro il futuro (già presente) delle comunità umane che formano l’Italia ‘che diventa’.
L’oltre è nell’impegno delle diaspore per la cooperazione internazionale. Lo sguardo è rivolto ‘nel’ mondo. Il tempo storico che viviamo ha bisogno di ‘realismo visionario’, di considerare e governare i rapporti di forza (a tutti i livelli) e di cooperare per vincere prassi solo competitive che, dall’economia, esondano ai rapporti umani e ci pongono ‘in difesa’.
C’è molta consapevolezza sul fatto che la strada intrapresa sia tutt’altro che priva di difficoltà: ma si respirano volontà, coinvolgimento, decisioni: ottimi auspici per ‘nuovi’ inizi.
(English version)
Diaspora, literally ‘disseminate’, is a complex topic. Yesterday, 6 December at the Agenzia Dire in Rome, the Italian Coordination of Diasporas for International Cooperation was presented.
Evidence of worlds, the audience of diasporas sends a clear message: we are in the beyond. Today’s world needs the colors of differences and, geostrategically, the talent of the people who live in our country: Italians without any possible adjectives.
In abandoning the logic of boundaries, at least the ‘sentimental’ ones, coming together allowed us to breathe the complexity. We saw the possibility of starting a path of ‘new’ humanism, where the present differences, not diversity, were parts of a whole.
Like a mosaic, the words spoken seek and propose relationships, very pragmatically. Diasporas are about relationships, not simplistic integration: their message is experiential. All to be elaborated, there are, ‘in nuce’, the elements of a framework of coexistence that overcomes conflict as an end in itself and that places at the center the future (already present) of the human communities that form the Italy ‘that becomes’.
The beyond is in the commitment of the diasporas to international cooperation. The gaze is turned ‘into’ the world. The historical time we live in needs ‘visionary realism’, to consider and govern the balance of power (at all levels) and to cooperate to overcome purely competitive practices which, from the economy, spill over to human relationships and place us ‘in defence’.
There is a lot of awareness that the path undertaken is far from without difficulties: but there is a sense of will, involvement, decisions: excellent for ‘new’ beginnings.
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