(Marco Emanuele)
Dopo le parole del Segretario generale dell’ONU, Guterres, il Presidente di Eurasia Group, Ian Bremmer, rilancia il tema della necessità di regolamentazione globale dell’intelligenza artificiale.
Tecnologia che trasforma tutti i paradigmi della globalizzazione e delle relazioni internazionali, passando dentro ogni ambito delle nostre vite personali e della convivenza, l’intelligenza artificiale è in perenne movimento. La mediazione tra le esigenze del progresso e i rischi che esso comporta è complessa.
Le Nazioni Unite, sull’intelligenza artificiale come su altre questioni globali e molto sensibili, hanno la responsabilità storica (particolarmente nel mondo multipolare) di lavorare efficacemente a far incontrare posizioni diverse, a volte divergenti. Come nota Bremmer in una intervista a CNBC, tutti i sistemi hanno l’esigenza di regolamentare una tecnologia ‘bifronte’: da un lato, infatti, essa ha il potenziale di incidere come un sostanziale salto evolutivo e, dall’altro, ci mostra lati oscuri tutti da scoprire e sui quali riflettere.
Un tema è chiaro. L’intelligenza artificiale riguarda il futuro (già presente) dell’umanità e del pianeta e, pertanto, impatta sul futuro del lavoro, sulla salute globale, sulla governance delle città e dei territori, sulla sfida dei cambiamenti climatici, sulla sicurezza, sulle nuove forme della guerra e così via. L’AI non può essere oggetto di pura competizione ma i player globali devono trovare punti d’incontro, di cooperazione strategica, nell’interesse generale.
L’etica dell’intelligenza artificiale, finalizzazione di una rivoluzione tecnologica che non possiamo arrestare, è possibile solo in un quadro di ‘tecno-realismo’. A nulla valgono gli appelli morali, l’appiattimento a-critico o il fragile antagonismo: serve la politica, dentro un nuovo pensiero geostrategico. Affinché il ‘geo-technology stability board’ proposto da Brenner abbia senso, occorre sempre maggiore conoscenza delle frontiere della tecnologia e crescente attenzione nel governare una evoluzione trasformante.
(English version)
Following the words of UN Secretary General Guterres, Eurasia Group President Ian Bremmer raises the issue of the need for global regulation of artificial intelligence.
A technology that transforms all paradigms of globalisation and international relations, passing into every sphere of our personal lives and coexistence, artificial intelligence is in perpetual motion. The mediation between the demands of progress and the risks it entails is complex.
The United Nations, on artificial intelligence as on other global and highly sensitive issues, has a historical responsibility (particularly in the multipolar world) to work effectively to bring together different, sometimes divergent positions. As Bremmer notes in an interview with CNBC, all systems need to regulate a ‘two-faced’ technology: on the one hand, it has the potential to affect us as a substantial evolutionary leap and, on the other, it shows us dark sides to be discovered and reflected upon.
One theme is clear. Artificial intelligence concerns the (already present) future of humanity and of the planet and, therefore, it impacts the future of work, global health, the governance of cities and territories, the challenge of climate change, security, new forms of warfare, and so on. AI cannot be an object of pure competition but global players must find points of encounter, of strategic cooperation, in the general interest.
The ethics of artificial intelligence, the finalisation of a technological revolution that we cannot stop, is only possible within a framework of ‘techno-realism’. Moral appeals, a-critical flattening or fragile antagonism are of no use: politics is needed, within a new geo-strategic thinking. In order for the ‘geo-technology stability board’ proposed by Brenner to make sense, more and more knowledge of the frontiers of technology and increasing attention to governing a transformative evolution are needed.
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