Il dialogo è sostanza / Dialogue is substance

(Marco Emanuele)

Non vi è dubbio che la guerra rappresenti le tragedie che vediamo ogni giorno a Gaza, in Ucraina e in molti altri luoghi del mondo. Altresì, non vi è dubbio che la guerra, il male e la violenza appartengano all’esperienza umana. Nel tempo che viviamo, però, ciò che è altrettanto chiaro è che ci troviamo in una fase di totale instabilità sistemica.

I rapporti di forza politici, che fanno parte a pieno titolo delle relazioni internazionali, sono radicalizzati oltre misura: l’altro aspetto, che contribuisce alla instabilità sistemica, è l’attacco continuo, e del tutto evidente, al sistema multilaterale. La settimana dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con tutte le criticità che l’organizzazione presenta, ha lanciato messaggi chiari: il multilateralismo è una grande conquista e tornare indietro sarebbe un errore fatale per l’esistenza stessa dell’umanità sul pianeta. Insomma, il multilateralismo è condizione di futuro.

Non ci sono solo le guerre. Il mondo è attraversato dalla policrisi, integrazione di crisi settoriali che possono essere comprese e governate solo in logica complessa. La linearità di approccio ha fatto il suo tempo e oggi, a ben guardare, rappresenta un pericolo oggettivo: tale approccio va superato, culturalmente e nell’azione strategica di governo ai vari livelli.

Rivoluzione tecnologica, cambiamento climatico, migrazioni, relazioni tra sovranità statuali e sovrannazionalità, crisi degenerativa dei sistemi democratici, integrità dei sistemi informativi, rischi per la sicurezza (cyber-attacchi e hybrid war, tra gli altri), lotta al crimine organizzato e al terrorismo, riposizionamenti strategici da parte di attori statali e non, empowerment delle donne sono alcune delle questioni che chiedono pensiero complesso, governo multilaterale (incarnato in ogni sistema nazionale e regionale) e coinvolgimento di tutti i player in campo. Il Patto per il Futuro delle Nazioni Unite dovrebbe sempre più diventare, non solo per gli Stati, manifesto strategico condiviso.

Se le guerre, dimenticato ogni codice etico, ci mostrano la difficoltà di noi umani a risolvere le controversie fuori dalla logica della forza per la forza e della violenza per la violenza, il limite del nostro agire si posiziona sulla inaccettabilità di ciò che è insostenibile dal punto di vista sistemico.

Il dialogo è sostanza. Il dialogo, al contempo dialettico (mediazioni dei rapporti di forza e dei reciproci interessi) e dialogale (costruzione di bene comune), è fondamentale per aprire spazi di consapevolezza storica e di convivenza virtuosa. Avere il coraggio della storia significa, anzitutto, avere il coraggio del dialogo: oggi come oggi, dentro logiche fortemente contrappositive, scegliere il dialogo significa contribuire a costruire futuri di pace, giustizia, sviluppo e sicurezza per tutti.

(English version) 

There is no doubt that war represents the tragedies we see every day in Gaza, Ukraine and many other places around the world. Likewise, there is no doubt that war, evil and violence are part of the human experience. In the times we live in, however, what is equally clear is that we are in a phase of total systemic instability.

The political power relations that are an integral part of international relations have become excessively radicalised. Another aspect contributing to systemic instability is the ongoing and blatant attack on the multilateral system. The week of the United Nations General Assembly, with all the critical issues that the organisation presents, sent clear messages: multilateralism is a great achievement and turning back would be a fatal mistake for the very existence of humanity on the planet. In short, multilateralism is a condition for the future.

It is not just about wars. The world is experiencing a polycrisis, an integration of sectoral crises that can only be understood and governed in a complex logic. The linear approach has had its day and today, on closer inspection, represents an objective danger: this approach must be overcome, culturally and in the strategic action of government at various levels.

Technological revolution, climate change, migration, relations between state sovereignty and supranationality, degenerative crisis of democratic systems, integrity of information systems, security risks (cyber-attacks and hybrid warfare, among others), the fight against organised crime and terrorism, strategic repositioning by state and non-state actors, and women’s empowerment are some of the issues that require complex thinking, multilateral governance (embodied in every national and regional system) and the involvement of all players in the field. The United Nations Pact for the Future should increasingly become a shared strategic manifesto, not only for states.

If wars, forgetting all ethical codes, show us the difficulty we humans have in resolving disputes outside the logic of force for force and violence for violence, the limit of our action lies in the unacceptability of what is unsustainable from a systemic point of view.

Dialogue is substance. Dialogue, which is both dialectical (mediation of power relations and mutual interests) and dialogical (construction of the common good), is fundamental for opening up spaces for historical awareness and virtuous coexistence. Having the courage of history means, first and foremost, having the courage of dialogue: today, in a context of strongly opposing logics, choosing dialogue means contributing to building a future of peace, justice, development and security for all.

 

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