(Marco Emanuele)
Sosteniamo l”Appello interreligioso alle Istituzioni Italiane, ai cittadini e ai credenti in Italia’ che ha come primi firmatari Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI), Yassine Lafram, Presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (UCOII), Abu Bakr Moretta, Presidente del Comunità Religiosa Islamica Italiana (COREIS), Naim Nasrollah, Presidente della Moschea di Roma, Imam Yahya Pallavicini, Comunità Religiosa Islamica Italiana (COREIS), Cardinale Matteo Maria Zuppi
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI).
Appello alle Istituzioni Italiane, ai cittadini e ai credenti in Italia | COREIS
Il dialogo tra le fedi religiose mostra che siamo tutti fratelli. L’appello che sosteniamo è di grande importanza per credenti e non credenti e richiama all’unità, alla condivisione e all’azione. Si tratta di un appello di natura interreligiosa che parla a ciascuno di noi, alla coscienza, alla ragione, alla responsabilità, alla decisione strategica. Il dialogo interreligioso porta all’attenzione di tutti parole come pace, giustizia e sicurezza che debbono riempirsi di senso profondamente umano e che, pur tenendo conto delle contraddizioni e delle radicalizzazioni che caratterizzano le reciproche posizioni particolarmente nell’area mediorientale, possono aiutare a cambiare via: il dialogo interreligioso, attraverso la strategia dell’amore, passa dentro lo stato di guerra permanente nel quale il Medio Oriente e il Mediterraneo sono immersi e può lavorare per una cultura dell’incontro e della (pur difficile) costruzione culturale e politica comune.
La resa al presente imminente non è mai una soluzione. Occorre sempre cercare di percorrere l’oltre, di aprire prospettive nuove anche laddove tutto sembra perduto. Il cuore delle fedi è ricco di speranza ed è ciò che sembra mancare all’orizzonte strategico: l’oltre non può svilupparsi contro il destino dei popoli a vivere nel mutuo rispetto e con garanzie di auto-determinazione, pace e sicurezza. Nessun Dio può volere quanto accade ogni giorno, e da molto tempo, in quelle terre martoriate e nessun essere umano ha il diritto di strumentalizzare Dio fino al punto di diffondere morte.
La costruzione di pace, giustizia e sicurezza deve partire dalla consapevolezza della insostenibilità oggettiva di ciò che accade. Gli intellettuali e i rappresentanti delle fedi religiose hanno il compito di seminare il dialogo, di non cancellare la speranza. Israeliani e palestinesi condividono lo spazio di una terra ‘santa’: a ciascuno di noi è data la responsabilità di contribuire a renderla luogo di vita.
(English version)
We support the “Appello interreligioso alle Istituzioni Italiane, ai cittadini e ai credenti in Italia”, whose first signatories are Noemi Di Segni, President of the Union of Italian Jewish Communities (UCEI), Yassine Lafram, President of the Union of Islamic Communities in Italy (UCOII), Abu Bakr Moretta, President of the Italian Islamic Religious Community (COREIS), Naim Nasrollah, President of the Mosque of Rome, Imam Yahya Pallavicini, Italian Islamic Religious Community (COREIS), Cardinal Matteo Maria Zuppi, President of the Italian Episcopal Conference (CEI).
Appello alle Istituzioni Italiane, ai cittadini e ai credenti in Italia | COREIS
Dialogue between religious faiths shows that we are all brothers and sisters. The appeal we support is of great importance for believers and non-believers alike and calls for unity, sharing and action. It is an interfaith appeal that speaks to each of us, to our conscience, reason, responsibility and strategic decision-making.
Interreligious dialogue brings to everyone’s attention words such as peace, justice and security, which must be filled with profoundly human meaning and which, while taking into account the contradictions and radicalisations that characterise the respective positions, particularly in the Middle East, can help to change the way forward: interreligious dialogue, through the strategy of love, passes through the state of permanent war in which the Middle East and the Mediterranean are immersed and can work towards a culture of encounter and (albeit difficult) common cultural and political construction.
Surrendering to the imminent present is never a solution. We must always try to go beyond, to open up new perspectives even where all seems lost. The heart of faith is rich in hope, and this is what seems to be missing from the strategic horizon: the beyond cannot develop against the destiny of peoples to live in mutual respect and with guarantees of self-determination, peace and security. No God can want what has been happening every day, and for a long time, in those tormented lands, and no human being has the right to exploit God to the point of spreading death.
The construction of peace, justice and security must start from the awareness of the objective unsustainability of what is happening. Intellectuals and representatives of religious faiths have the task of sowing dialogue, of not erasing hope. Israelis and Palestinians share the space of a “holy” land: each of us has a responsibility to help make it a place of life.