Governare le dinamiche storiche è la nuova frontiera della politica.
Impostare un discorso di glocalizzazione è ormai fondamentale. La cultura strategica deve ri-cominciare a guardare i problemi della storia al contempo dall’alto e nel profondo. Tornare al territorio è decisivo ma in chiave di società aperta: le città, in particolare, saranno sempre di più hub strategici della glocalizzazione.
Come governare le frontiere che si formano nel passaggio dei processi globali in ogni contesto locale ? Esse, lo ribadiamo, non corrispondono ai confini classicamente intesi che vengono cancellati da dinamiche che si collocano nell’iper spazio planetario.
Occorre, anzitutto, una nuova consapevolezza geostrategica: gli spazi geografici tornano al centro della politica, non più solo in termini di esercizio del potere ma di luoghi per una ri-configurazione di una politica della glocalizzazione. Se la sfida principale per i prossimi decenni è quella della sostenibilità politica del mondo, dovrebbe essere chiaro ai più che il modello di globalizzazione che abbiamo impostato non regge alle prove della storia: si tratta di un modello fondato sulla certezza in un mondo che diventa progressivamente più complesso e più incerto.
Gli spazi, i luoghi di vita e la megacrisi che li trasforma ci vincolano a una nuova architettura complessa. Il lavoro nella glocalizzazione porta con sé, inevitabilmente, un nuovo discorso sulla politica e sulla libertà.
Non può esserci pensiero davvero strategico fuori dalla prospettiva “in progress” della glocalizzazione. Se pensiamo criticamente, è come se in questi ultimi anni avessimo sacrificato i mondi in termini di respiro storico, lavorato a reprimere le identità dei popoli, le loro tradizioni, modellato le strutture sociali e istituzionali. Questo ha inevitabilmente comportato radicalizzazioni de-generate in violenze sempre meno prevedibili; il ritorno delle identità è un dato ormai consolidato con il quale fare i conti, così come la ripresa, in termini radicali e radicalizzati, di antiche tradizioni culturali e religiose in chiave di auto-immunizzazione. Se questo riguarda principalmente i regimi autocratici, ampio è il dibattito sulla Russia in questo periodo di guerra, le democrazie liberali non sono immuni dalla tentazione di esasperazione dell’immunizzazione.
La glocalizzazione diventa necessaria per superare progressivamente la tentazione all’autarchia e all’autosufficienza sistemica, puntando invece su una realistica indipendenza in alcuni settori strategici (si pensi a quelli energetico, alimentare e tecnologico) e sul governo politico delle società aperte. Glocalizzare vuol dire salvaguardare l’unicità delle nazionalità e al contempo aprirle al respiro della storia. Si tratta di una grande, e certamente complessa, sfida culturale-politica-strategica.