Geostrategic magazine (it/en – november 29, 2023)

LABORATORIO DI RICERCA COMPLESSA / COMPLEX RESEARCH LABORATORY

Daily from global think tanks and other open sources

Africa

Oyintarelado Moses (Carnegie Endowment for International Peace) scrive che negli ultimi dieci anni l’Africa ha ricevuto in media 35 miliardi di dollari all’anno per progetti legati ai combustibili fossili e all’energia pulita. Tale importo è stato sufficiente per colmare il divario finanziario energetico del continente, ma la distribuzione ineguale ha lasciato indietro molti Paesi

Oyintarelado Moses (Carnegie Endowment for International Peace) writes that over the last ten years, Africa has received an average of $35 billion per year for fossil fuel and clean energy projects. This amount was enough to close the continent’s energy finance gap, but the unequal distribution left many countries behind

Who Finances Energy Projects in Africa? – Carnegie Endowment for International Peace

Armenia – Azerbaijan 

Paul Globe (The Jamestown Foundation) scrive che, il 28 novembre, Alen Simonyan, capo dell’Assemblea nazionale armena, ha detto ai giornalisti che i negoziati di pace tra Armenia e Azerbaigian potranno essere firmati in poco tempo se Baku dimostra una reale volontà politica. La comunità internazionale insiste da tempo sul fatto che la soluzione del conflitto armeno-azerbaigiano risiede nel ripristino e nel riconoscimento dei confini amministrativi sovietici tra le due repubbliche. Erevan e Baku, sotto la pressione dell’Occidente, si sono avvicinati ad una soluzione in questo senso, che comporterebbe lo scambio delle rispettive exclave. La Russia teme che un tale accordo possa portare a un accordo di pace globale tra le due parti, che potrebbe ulteriormente ostacolare la sua influenza nel Caucaso meridionale

Paul Globe (The Jamestown Foundation) writes that on November 28, Alen Simonyan, head of the Armenian National Assembly, told reporters that peace negotiations between Armenia and Azerbaijan can be signed soon if Baku demonstrates real political will . The international community has long insisted that the solution to the Armenian-Azerbaijani conflict lies in the restoration and recognition of the Soviet administrative borders between the two republics. Yerevan and Baku, under pressure from the West, have come closer to a solution in this sense, which would involve the exchange of their respective exclaves. Russia fears that such an agreement could lead to a comprehensive peace agreement between the two sides, which could further hamper its influence in the South Caucasus

Armenia and Azerbaijan Discussing a Swap of Exclaves – Jamestown

IMEC – UK

Mohammed Soliman (Foreign Policy Research Institute) scrive che, durante il G20 a Presidenza Indiana, gli Stati Uniti e i principali alleati e partner hanno introdotto il Corridoio India-Medio Oriente Europa (IMEC) per rimodellare le dinamiche di potere eurasiatiche, colmando il divario geoeconomico e geopolitico tra l’Indo-Pacifico e l’Europa, con particolare attenzione all’Asia occidentale. Il Regno Unito, per sostenere la “Gran Bretagna globale” dopo la Brexit, dovrebbe unirsi al Corridoio. Il valore di Londra risiederebbe nel garantire stabilità nella parte del corridoio che attraversa il Mediterraneo

Mohammed Soliman (Foreign Policy Research Institute) writes that, during the G20 Indian Presidency, the United States and key allies and partners introduced the India-Middle East Europe Corridor (IMEC) to reshape Eurasian power dynamics, bridging the geoeconomic gap and geopolitical between the Indo-Pacific and Europe, with a focus on West Asia. The United Kingdom, to support “Global Britain” after Brexit, should join the Corridor. London’s value would lie in ensuring stability in the part of the corridor that crosses the Mediterranean

Britain Missing in Action on India-Middle East-Europe Corridor – Foreign Policy Research Institute (fpri.org)

Near East

1 – Steven A. Cook, Amaney A. Jamal, Dennis B. Ross, Michael Froman discutono, in un webinar per Council on Foreign Relations, le possibilità di governance a Gaza, compreso il potenziale ruolo delle potenze regionali e dell’Occidente

Steven A. Cook, Amaney A. Jamal, Dennis B. Ross, Michael Froman discuss governance possibilities in Gaza, including the potential role of regional powers and the West, in a webinar for the Council on Foreign Relations

Virtual Media Briefing: Gaza the Day After | Council on Foreign Relations (cfr.org)

2 – Saoud Saqer, stratega degli Emirati ed esperto degli accordi di Abramo e del conflitto israelo-palestinese, esprime il suo pensiero sulla guerra tra Israele e Hamas. Saqer sostiene che il massacro di Hamas del 7 ottobre è stato una catastrofe non solo per gli israeliani, ma per l’umanità in generale. Condanna Hamas come un’organizzazione terroristica che non rappresenta gli arabi o l’Islam, sottolineando che il terrorismo non ha religione. Discute la resilienza delle relazioni Israele-Emirati nel contesto della guerra e chiarisce perché gli accordi di Abramo contribuiscono più a far avanzare la causa palestinese che la strategia di terrorismo e la lotta violenta di Hamas. Inoltre, suggerisce lezioni per israeliani e palestinesi tratti dall’esperienza degli Emirati Arabi Uniti nell’affrontare l’Islam radicale e nel promuovere la tolleranza

Saoud Saqer, Emirati strategist and expert on the Abraham Accords and the Israeli-Palestinian conflict, expresses his thoughts on the war between Israel and Hamas. Saqer argues that the October 7 Hamas massacre was a catastrophe not only for Israelis, but for humanity in general. He condemns Hamas as a terrorist organization that does not represent Arabs or Islam, stressing that terrorism has no religion. He discusses the resilience of Israel-Emirati relations in the context of war and clarifies why the Abraham Accords do more to advance the Palestinian cause than Hamas’ strategy of terrorism and violent struggle. Furthermore, he suggests lessons for Israelis and Palestinians from the UAE’s experience in confronting radical Islam and promoting tolerance

“Hamas is a Terror Organization, Terrorism Has No Religion”: An Interview with an Emirati Strategist | INSS

Russia

Richard Arnold (The Jamestown Foundation) scrive che il 25 novembre si è svolto a Mosca un incontro del “Big Circle” (Bol’shoi Krug) di “oltre 200 delegati provenienti da 83 regioni della Russia e 43 Paesi del mondo” per discutere le questioni cosacche e confermare l’elezione del capo atamano Nikolai Dyakanov come leader dell’Unione dei guerrieri cosacchi di Russia e all’estero (SKVRiZ). SKVRiZ rappresenta circa 30.000 cosacchi “non registrati” o “pubblici” e mantiene collegamenti con organizzazioni in Russia e in molti altri Paesi. In gran parte su iniziativa di Dyakanov, l’organizzazione pubblica cosacca “diventò un esercito”, inviando battaglioni di volontari a combattere nella cosiddetta “operazione militare speciale” russa

Richard Arnold (The Jamestown Foundation) writes that on November 25 a meeting of the “Big Circle” (Bol’shoi Krug) of “over 200 delegates from 83 regions of Russia and 43 countries of the world” took place in Moscow to discuss the Cossack issues and confirm the election of Chief Ataman Nikolai Dyakanov as leader of the Union of Cossack Warriors of Russia and Abroad (SKVRiZ). SKVRiZ represents around 30,000 “unregistered” or “public” Cossacks and maintains links with organizations in Russia and many other countries. Largely at the initiative of Dyakanov, the Cossack public organization “became an army,” sending battalions of volunteers to fight in the so-called Russian “special military operation”

Cossack Warriors From Russia and Abroad Meet in Moscow – Jamestown

Russia – Balkans

James McBride (Council on Foreign Relations) scrive che la Russia ha da tempo stretti legami con la Serbia e altri alleati nei Balcani, regione al crocevia tra Oriente e Occidente. Mosca cerca di contrastare la spinta della regione verso l’integrazione con l’Unione Europea e la NATO, sfruttando le linee di frattura etnica e religiosa per minare tali sforzi. L’invasione dell’Ucraina ha portato alcuni governi dei Balcani a prendere le distanze da Mosca, ma i progressi verso l’adesione all’UE rimangono lenti

James McBride (Council on Foreign Relations) writes that Russia has  close ties with Serbia and other allies in the Balkans, a region at the crossroads between East and West. Moscow seeks to counter the region’s push towards integration with the European Union and NATO, using ethnic and religious fault lines to undermine such efforts. The invasion of Ukraine has led some Balkan governments to distance themselves from Moscow, but progress towards EU membership remains slow

Russia’s Influence in the Balkans | Council on Foreign Relations (cfr.org)

USA – South Africa

Gracelin Baskaran, Yah Ramkolowan (Brookings) scrivono che, dall’inizio del 2023, la tensione tra Stati Uniti e Sud Africa è rapidamente aumentata. A febbraio, il Sud Africa ha accolto la nave da guerra russa Admiral Gorshkov. Il Sud Africa ha altresì partecipato a un’esercitazione navale congiunta con Russia e Cina – Mosi II – che ha avuto luogo nel primo anniversario dell’invasione ucraina. In risposta, un gruppo di politici statunitensi ha presentato la Risoluzione 145 della Camera contro l’organizzazione di esercitazioni militari da parte del Sudafrica con Russia e Cina, invitando l’amministrazione Biden a  rivedere il rapporto con il Sudafrica

Gracelin Baskaran, Yah Ramkolowan (Brookings) write that, since the beginning of 2023, tension between the United States and South Africa has rapidly increased. In February, South Africa welcomed the Russian warship Admiral Gorshkov. South Africa also participated in a joint naval exercise with Russia and China – Mosi II – which took place on the first anniversary of the Ukrainian invasion. In response, a group of US politicians introduced Resolution 145 against South Africa holding military exercises with Russia and China, calling on the Biden administration to review the relationship with South Africa

South Africa’s reliance on preferential access to the US market and the potential impact of an AGOA exit | Brookings

Venezuela

Betilde Muñoz-Pogossian, Alexandra Winkler (Center for Strategic & International Studies) scrivono che il deflusso di rifugiati e migranti dal Venezuela rappresenta la più grande crisi di sfollamenti al mondo, con quasi 7,7 milioni di migranti e rifugiati nell’agosto 2023. Si tratta di un numero ancora maggiore dello sfollamento di siriani o ucraini al di fuori dei loro Paesi. Nonostante questi numeri, tale crisi è scesa nella lista delle priorità politiche a Washington

Betilde Muñoz-Pogossian, Alexandra Winkler (Center for Strategic & International Studies) write that the outflow of refugees and migrants from Venezuela represents the largest displacement crisis in the world, with nearly 7.7 million migrants and refugees in August 2023. This is an even greater number than the displacement of Syrians or Ukrainians outside their countries. Despite these numbers, this crisis has fallen down the list of political priorities in Washington

The Persistence of the Venezuelan Migrant and Refugee Crisis (csis.org)

Climate Action

Mohammed Mahmoud (Middle East Institute) scrive che la COP28 di Dubai rappresenta un appuntamento decisivo, visti gli impatti crescenti del cambiamento climatico. L’Autore analizza cinque questioni chiave

Mohammed Mahmoud (Middle East Institute) writes that COP28 in Dubai represents a decisive event, given the growing impacts of climate change. The Author analyzes five key questions

Five key questions that will shape COP28 | Middle East Institute (mei.edu)

The Global Eye – Debates

The Science of Where Magazine (Direttore: Emilio Albertario)

Israele/Hamas. Raccolta di analisi dai global think tanks – Israele/Hamas. Collecting analyzes from global think tanks

Diario americano. Nuova Enciclopedia. Lettere da Varese. di Mauro della Porta Raffo, Presidente onorario della Fondazione Italia-USA

L’angolo del sondaggio. A cura di Radar SWG

UK. Il National Cyber Securityv Center pubblica le linee guida globali per lo sviluppo sicuro dell’IA

L’Africa e i partenariati geospaziali pubblico-privato

L’intelligenza artificiale e la responsabilità nell’uso militare. Un problema strategico

La NASA e le implicazioni etiche e sociali delle esplorazioni spaziali

Costruiamo il mondo che vogliamo con la tecnologia e l’innovazione (Emilio Misuriello)

Taiwan è strategica nella geopolitica dei semiconduttori

Osservazione della Terra e tecnologie geospaziali per l’agricoltura sostenibile

L’India e il primo SuperCloud AI

L’altra faccia di ChatGPT

Solo con la tecnologia le città restano vivibili (Marco Emanuele)

Marco Emanuele
Marco Emanuele è appassionato di cultura della complessità, cultura della tecnologia e relazioni internazionali. Approfondisce il pensiero di Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. Marco ha insegnato Evoluzione della Democrazia e Totalitarismi, è l’editor di The Global Eye e scrive per The Science of Where Magazine. Marco Emanuele is passionate about complexity culture, technology culture and international relations. He delves into the thought of Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. He has taught Evolution of Democracy and Totalitarianisms. Marco is editor of The Global Eye and writes for The Science of Where Magazine.

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