Diplomazia della misericordia e complessità – Mercy diplomacy and complexity

La polarizzazione aumenta l’insostenibilità politico-strategica del mondo. Polarizzazione è radicalizzazione, separazione, abbandono dell’idea di “destino planetario”.

Qualcuno potrebbe obiettare che per condividere un destino bisogna essere d’accordo ma, con realismo, sottolineiamo come sia necessario cambiare via: è la realtà che ce lo chiede. Nessuno nega, per quanto ovvio, che la realtà sia contraddittoria, che in essa si muovano decisioni, reazioni, interrelazioni, controreazioni. Benvenuti nell’era della crescente complessità.

La Santa Sede è, da sempre, il luogo di una diplomazia silente ma efficace (come ogni diplomazia dovrebbe essere). L’esempio della diplomazia della misericordia, approccio complesso al mondo e ai mondi, muove – al contempo – dall’alto e nel profondo. La parola d’ordine è “non escludere”. Fino a quando, infatti, le tattiche si fonderanno sullo scontro tra buoni e cattivi, tra giudici e giudicati, tra democrazie e autocrazie, a pagare il conto sarà l’umanità, non altri: rifiutare l’esclusione significa ri-congiungere ciò che è disperso, cercare di ri-comporre (comporre dinamicamente) il mosaico-di-realtà, investire e porre al centro dell’agire diplomatico la relazione. Andare oltre le tattiche dello scontro, va detto chiaramente ai “lineari” di professione, non significa negare il male (sotto qualsivoglia forma esso si presenti e si affermi).

Gli Stati che conosciamo, in affannosa ricerca di un ordine che non c’è ancora e che non potrà avere le caratteristiche di quello pre-9 novembre 1989, cercano – sfidandosi in termini competitivi – di non perdere la propria centralità o di recuperarla, anche impegnandosi in guerre esistenziali. Con un’aggravante, nel tempo della interrelazione sistemica che chiamiamo globalizzazione: nulla è separato dal resto. Nella globalizzazione, infatti, le crisi e le guerre si saldano sempre più pericolosamente in una megacrisi de-generativa che mette a rischio l’umanità e il pianeta.

Per questo, e approfondiremo, la diplomazia della misericordia è l’unica possibile se guardiamo alla sostenibilità politico-strategica e allo sviluppo umano integrale. Non si tratta di una realpolitik “dolce” ma di una diplomazia-nella-realtà: il confronto nella complessità chiede dialoghi, anche difficili o all’apparenza impossibili. Il mistero della storia, in ciascuno di noi, è dentro ogni nuovo inizio di pace.

(English version)

Polarisation increases the political-strategic unsustainability of the world. Polarisation is radicalisation, separation, abandonment of the idea of ‘planetary destiny’.

Some might argue that to share a destiny prior agreement is required. Realistically, we emphasise how it is necessary to change course: it is reality that demands it of us. No one denies that reality is contradictory, that decisions, reactions, interrelationships, counter-reactions move within it. Welcome to the era of increasing complexity.

The Holy See has always been the place for silent but effective diplomacy (as all diplomacy should be). The example of the mercy diplomacy, a complex approach to the world and worlds, moves – at the same time – from above and deep within. The watchword is ‘do not exclude’. As long as tactics are based on the clash between good and bad, between judges and judged, between democracies and autocracies, it will be humanity that pays the bill, not others: refusing exclusion means reuniting what is dispersed, seeking to re-compose (dynamically compose) the mosaic of realities, investing and placing the relationship at the centre of diplomatic action. Going beyond the tactics of confrontation, it should be made clear to the professional ‘linear’, does not mean denying evil (in whatever form it presents and asserts itself).

The States we know, in a frantic search for an order that does not yet exist and cannot have the characteristics of the pre-9 November 1989 one, are trying – competitively – not to lose their centrality or to recover it, even by engaging in existential wars. With an aggravating factor, in the time of the systemic interrelationship we call globalisation: nothing is separate from the rest. In globalisation, in fact, crises and wars are increasingly dangerously welded into a de-generative megacrisis that puts humanity and the planet at risk.

This is why, and we will elaborate, mercy diplomacy is the only one possible if we look at political-strategic sustainability and integral human development. This is not a ‘sweet’ realpolitik but a diplomacy-in-reality: confrontation in complexity calls for dialogues, even difficult or seemingly impossible ones. The mystery of history, in each of us, is within every new beginning of peace.

 

 

Marco Emanuele
Marco Emanuele è appassionato di cultura della complessità, cultura della tecnologia e relazioni internazionali. Approfondisce il pensiero di Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. Marco ha insegnato Evoluzione della Democrazia e Totalitarismi, è l’editor di The Global Eye e scrive per The Science of Where Magazine. Marco Emanuele is passionate about complexity culture, technology culture and international relations. He delves into the thought of Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. He has taught Evolution of Democracy and Totalitarianisms. Marco is editor of The Global Eye and writes for The Science of Where Magazine.

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