Come sarà la diplomazia del futuro? “Diventerà un System Orchestrator, ovvero chi mette assieme parti diverse per valorizzare la forza di ciascuno: parola d’ordine, aprirsi all’interazione multi stakeholders”. Lo dice a Formiche.net Marco Alberti, diplomatico e Senior International Institutional Officer di Enel, autore di Open diplomacy-Diplomazia economica aumentata al tempo del Covid con la prefazione di Henry Chesbrough (Rubbettino) secondo cui innovazione e sostenibilità sono due leve decisive e inseparabili.
Un po’ il metodo utilizzato per il patto con l’Expo tramite i tavoli settoriali al fine di individuare le esigenze delle imprese. Questo lo spirito del libro che si ritrova nel titolo Open diplomacy. “Ovviamente non si tratta di svelare segreti di Stato o eliminare la componente confidenziale – aggiunge – ma quando parliamo di Open Diplomacy la intendiamo come una open innovation, al fine di trovare soluzioni condivise a complessità che riguardano ormai tutto l’ecosistema”.
SYSTEM ORCHESTRATOR
La digitalizzazione è in sé un discorso che abbraccia al contempo pubblico e privato, visto che l’ecosistema nazionale oggi compete nel mondo e comprende non solo le aziende ma appunto una sua sistemicità. “La diplomazia di domani diventerà un System Orchestrator, ovvero chi mette assieme parti diverse per valorizzare la forza di ciascuno e potrà dare un valore aggiunto nella misure in cui crea quel valore”.
“Mutatis mutandis molti degli aspetti che hanno cambiato il destino di Enel possono essere considerati anche in ambito pubblico. L’idea che la creazione di filiere anche orizzontali sia fondamentale, non riguarda solo il sistema privato ma anche quello pubblico. La capacità di interagire su settori nuovi, la capacità di mettere assieme soggetti molto diversi tra loro, sono tutti passaggi che potenziano non poco il risultato finale”.
MULTI STAKEHOLDERS
Come dovrà essere dunque la diplomazia del futuro? Una delle caratteristiche del mondo privato, che progressivamente anche il pubblico sta osservando, secondo Alberti è quella di immaginare un futuro tra i tanti possibili e provare a realizzarlo, “aprendosi all’interazione multi stakeholders incarnando l’essenza da moltiplicatore di forze”. In futuro non si tratterà più solo di promuovere singoli settori industriali, ma anche ecosistemi o distretti tra cui si annoverano quelli tradizionali e quelli innovativi. Una missione di sistema futura? Quella in cui si presenta all’attenzione dell’estero un intero sistema innovativo. La flessibilità della diplomazia, quindi, rappresenterà secondo Alberti un valore, al fine di mettere insieme soggetti diversi.
BOTTEGA E PALCO
Le cose si imparano andando a bottega, precisa l’autore. “L’esperienza a Enel è stata come quella degli apprendisti che andavano in bottega per imparare non in termini accademici, ma in termini di osmosi proprio al fine di un apprendimento situato”.
E’questo un elemento significativo che viene dalla lettura del libro: “Alcune cose si imparano solo stando accanto a chi le fa, il cosiddetto learning by doing e ciò assume ancora più valore in un mondo dove il rapporto pubbico-privato diventa sempre più importante”. Tutti oggi parlano di sostenibilità, ma spesso ci si dimentica che sono stati i governi a decidere il quadro di riferimento dell’agenda 2030. I ricavi che oggi le aziende ottengono tramite la sostenibilità sono il frutto di un quadro di riferimento intergovernativo: “Un caso sano di collaborazione pubblico-privato dove il primo definisce le regole e i punti di riferimento”.
Un segmento significativo del libro si trova nella terza parte, quella del tempo delle sorprese, ovvero la pandemia, un accadimento che secondo Alberti “non è un cigno nero, bensì grigio, perché è stato imprevisto, ma non imprevedibile, visto che abbiamo avuto già tre epidemie negli ultimi vent’anni”.
PAROLA D’ORDINE: INNOVARE
Lo spartiacque del Covid sta impattando sui futuri programmi diplomatici e commerciali per creare valore. Un fattore che ha accelerato moltissimo un cammino verso il cosiddetto multi stakeholders capitalistico: “Significa che non c’è più solo il profitto dinanzi a tutti i players interessati (privati e Stati) ma un nuovo orizzonte caratterizzato dall’innovazione e dalla sostenibilità, due leve decisive e inseparabili”.
Oggi non è più possibile pensare di essere innovativi in funzione di business che non sono sostenibili, perché per essere sostenibili bisogna “innovare incessantemente e pesantemente”. Da qui il messaggio finale del volume: tutto ciò vale anche per la diplomazia, chiamata a registrare strategie e visioni in un mondo in continua evoluzione.



