Dialogo dialettico e fraternizzazione del mondo

Scrive Pasquale Ferrara (Cercando un paese innocente. La pace possibile in un mondo in frantumi, Città Nuova 2023, pp. 96 e 97): Siamo sempre più partecipi di un destino comune, che la modernizzazione e lo sviluppo hanno determinato, con tutte le contraddizioni da loro generate: pensiamo alla sicurezza climatica, alla sicurezza alimentare, alla sicurezza energetica, ai rischi legati al proliferare degli armamenti. Tuttavia, potremmo dire che la politica internazionale non si è adeguata a questo cambiamento, a questa vera e propria “metamorfosi”, come diceva il sociologo Ulrich Beck. Possiamo forse accorciare le catene economiche del valore, pur con conseguenze non facili da gestire, ma non possiamo accorciare le catene del valore intrinsecamente cosmopolitiche. (…) Il mondo sperimenta una rivoluzione copernicana, ma la politica vive ancora in una dimensione tolemaica. La nostra patria comune è oggi l’umanità, oltre alla nostra patria territoriale. Non a caso, Edgar Morin parla di una “Terra-patria”. Tuttavia, la condizione di comune fragilità fa molta fatica a trasformarsi nella consapevolezza di una responsabilità comune, nella mutualità, nell’impegno a prenderci cura gli uni degli altri. In una parola, più che della globalizzazione, avremmo davvero bisogno di una fraternizzazione del mondo.

La fraternizzazione del mondo guarda alla sostenibilità geostrategica dal punto di vista della pace e della giustizia sistemiche. La fraternizzazione si forma attraverso il dialogo dialettico ed è frutto di un paziente lavoro di ri-cucitura, ri-pensamento, ri-fondazione.

Giustamente Ferrara evoca la metamorfosi, qualcosa di diverso dal cambiamento. Dentro una gigantesca ri-composizione (composizione continua) dei rapporti di potere a livello internazionale e dentro gli Stati, il XXI secolo ci offre una realtà radicalmente diversa rispetto a quella che l’umanità aveva conosciuto nel ‘900. Un altro mondo, potremmo dire.

Con questa metamorfosi dobbiamo fare i conti, anzitutto a livello di pensiero geostrategico. Ed è confronto serrato tra le nostre certezze consolidate e l’incertezza di realtà che noi stessi generiamo. Incertezza che, se non compresa secondo complessità e non governata politicamente, genera insicurezza e disagio diffusi. Il momento storico che stiamo attraversando è cambio di era. La fraternizzazione del mondo è ri-scoperta che vincolo che ci lega nell’inter-in-dipendenza.

La “Terra-patria” di Morin ci mostra il destino planetario che tutti coinvolge e che supera i nostri interessi nazionali. Coinvolge e supera: ciò significa che gli interessi nazionali non vanno negati in ragione di una omologazione che genera smarrimento e risentimento. Significa, invece, che gli interessi nazionali vanno “aperti” a una dimensione globale, de-radicalizzati, resi parte di un mosaico dove non esiste un centro ma dove ciò che conta è la relazione tra le parti. Su questo punto entra in gioco l’importanza del dialogo dialettico: valorizzare le differenze, senza dogmatizzarle, è la scelta politica necessaria nel tempo del cambio di era.

Nel quadro della rivoluzione copernicana in atto, la dimensione tolemaica della politica richiamata da Ferrara è il problema principale con il quale confrontarci. Se le classi dirigenti, e la politica in esse, non accolgono la rivoluzione e non attuano una profonda trasformazione, la decisione strategica sarà sempre inadeguata rispetto alla complessità del reale quando non asservita alle ragioni del più forte o del più influente. Tale trasformazione, per quanto ovvio, riguarda anzitutto la responsabilità di ciascuno di noi: ogni essere umano, soggetto storico, deve accompagnare il proprio vivere con il talento creativo dell’elaborazione di “giudizio storico”.

Riflessioni collegate

Il dialogo dialettico come possibilità trasformativa

Accoglienza aperta alla profezia

La complessità del dialogo (dialettico)

Inter-in-dipendenti

In realtà

Orientarsi

Marco Emanuele
Marco Emanuele è appassionato di cultura della complessità, cultura della tecnologia e relazioni internazionali. Approfondisce il pensiero di Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. Marco ha insegnato Evoluzione della Democrazia e Totalitarismi, è l’editor di The Global Eye e scrive per The Science of Where Magazine. Marco Emanuele is passionate about complexity culture, technology culture and international relations. He delves into the thought of Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. He has taught Evolution of Democracy and Totalitarianisms. Marco is editor of The Global Eye and writes for The Science of Where Magazine.

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