Democrazie e multilateralismo nel futuro già presente / Democracies and multilateralism in the future already present

Le democrazie rappresentative, eredi e custodi delle grandi conquiste post-Seconda Guerra Mondiale, sono chiaramente percorse da una profonda crisi de-generativa. Altrettanto avviene per il sistema multilaterale.

A chi vorrebbe alzare i muri ai confini, rafforzando (ma, nei fatti, indebolendo) Stati-fortezza con più o meno ambizioni imperiali, diciamo che le sfide odierne sono inevitabilmente e inestricabilmente planetarie. Ciò significa che non possiamo tornare indietro dal fatto che problemi globali chiedano soluzioni globali. Urge innovazione di pensiero.

La visione che proponiamo parte dalla inevitabilità dei rapporti di forza. Non si può immaginare un mondo che non consideri continue mediazioni tra attori statuali e non solo: la rivoluzione tecnologica ci ha messo di fronte alla presenza di player privati che, anche parte del governo delle istituzioni, talvolta hanno un peso specifico superiore a quello degli Stati.

Le mediazioni sono necessarie per evitare che le identità nazionali e le tensioni sovrane (entrambe del tutto legittime e ineliminabili) si trasformino in nazionalismi e sovranismi, fortezze pericolose. Le mediazioni, inoltre, sono decisive laddove il mondo è un sistema complesso, mai lineare e mai del tutto prevedibile.

La visione che intendiamo approfondire necessita di pensiero critico e complesso sulla questione democratica. Tante, infatti, sono le spinte endogene ed esogene che portano le democrazie a trasformarsi nel loro contrario: le possibili derive illiberali non sono incidenti di percorso ma fanno parte dell’esperienza democratica in quanto tale.

Il rafforzamento delle democrazie, nel quadro di un ri-pensamento complessivo e complesso del sistema multilaterale, deve considerare alcune dinamiche di fondo, che approfondiremo.

In primo luogo, occorre lavorare sulla inesistenza del principio di non-contraddizione. Il fattore umano condiziona e determina l’evoluzione dei sistemi democratici, ognuno per vie originali, non ripetibili e non esportabili. Le comunità umane che vivono all’interno delle democrazie agiscono sulla qualità della rappresentanza, fino agli esiti elettorali.

In secondo luogo, le questioni identitarie (variamente espresse) rappresentano un punto sensibile. La crescente radicalizzazione delle posizioni di parte, nel proliferare dei discorsi d’odio, tende a cristallizzare le identità in una sorta di competizione-battaglia permanente che tende a cancellare le identità altre in nome della prevalenza del più forte. Non da oggi, c’è in atto un preoccupante processo di strumentalizzazione, in particolare delle diverse sensibilità religiose.

In terzo luogo, è fondamentale evitare ogni approccio di tipo dogmatico alla democrazia e al multilateralismo. Per troppi anni abbiamo creduto che la via del globalismo democratico fosse tracciata per sempre, convinti che la governance (in sostituzione del governo politico) bastasse a realizzare il sogno di un mondo unito nella globalizzazione.

In quarto luogo, occorre considerare l’impatto (in termini di opportunità e di rischi) dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie emergenti sull’evoluzione delle democrazie. Nel guardare ai rischi, sempre di più le operazioni strutturate di disinformazione e i cyber-attacchi (spesso parte di un’unica strategia da parte di attori malevoli, statali e non statali) sono AI-driven.

Risulta chiaro, pertanto, come l’approccio complesso al discorso democratico sia dentro un processo che lo supera: dobbiamo buttare il cuore oltre l’ostacolo. La realtà planetaria vince sui nostri fragilissimi provincialismi.

(English version) 

Representative democracies, heirs and guardians of the great achievements of the post-Second World War era, are clearly undergoing a profound crisis of degeneration. The same is true of the multilateral system.

To those who would like to raise walls at borders, strengthening (but, in fact, weakening) fortress states with more or less imperial ambitions, we say that today’s challenges are inevitably and inextricably global. This means that we cannot turn back from the fact that global problems require global solutions. Innovative thinking is urgently needed.

The vision we propose starts from the inevitability of power relations. It is impossible to imagine a world that does not consider continuous mediation between state actors and others: the technological revolution has confronted us with the presence of private players who, even as part of the government of institutions, sometimes have a specific weight greater than that of states.

Mediation is necessary to prevent national identities and sovereign tensions (both entirely legitimate and unavoidable) from turning into nationalism and sovereignism, dangerous fortresses. Mediation is also crucial in a world that is complex, never linear and never entirely predictable.

The vision we intend to explore requires critical and complex thinking on the question of democracy. There are many endogenous and exogenous forces that lead democracies to transform into their opposite: possible illiberal drifts are not accidents along the way but are part of the democratic experience as such.

The strengthening of democracies, in the context of a comprehensive and complex re-thinking of the multilateral system, must take into account certain underlying dynamics, which we will explore in greater depth.

Firstly, we need to work on the non-existence of the principle of non-contradiction. The human factor conditions and determines the evolution of democratic systems, each in its own unique, non-repeatable and non-exportable way. Human communities living within democracies influence the quality of representation, right up to election results.

Secondly, identity issues (variously expressed) are a sensitive point. The growing radicalisation of partisan positions, with the proliferation of hate speech, tends to crystallise identities in a sort of permanent competition-battle that tends to erase other identities in the name of the prevalence of the strongest. Not just today, but for some time now, there has been a worrying process of instrumentalisation, particularly of different religious sensibilities.

Thirdly, it is essential to avoid any dogmatic approach to democracy and multilateralism. For too many years, we believed that the path of democratic globalism was set in stone, convinced that governance (replacing political government) was enough to realise the dream of a world united in globalisation.

Fourthly, we need to consider the impact (in terms of opportunities and risks) of artificial intelligence and emerging technologies on the evolution of democracies. When looking at the risks, increasingly structured disinformation operations and cyber-attacks (often part of a single strategy by malicious state and non-state actors) are AI-driven.

It is therefore clear that the complex approach to democratic discourse is part of a process that transcends it: we must take a leap of faith. The reality of our planet will prevail over our fragile provincialism.

Marco Emanuele
Marco Emanuele è appassionato di cultura della complessità, cultura della tecnologia e relazioni internazionali. Approfondisce il pensiero di Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. Marco ha insegnato Evoluzione della Democrazia e Totalitarismi, è l’editor di The Global Eye e scrive per The Science of Where Magazine. Marco Emanuele is passionate about complexity culture, technology culture and international relations. He delves into the thought of Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. He has taught Evolution of Democracy and Totalitarianisms. Marco is editor of The Global Eye and writes for The Science of Where Magazine.

Latest articles

Related articles