Democrazia nella complessità crescente / Democracy in growing complexity

Laddove cresce la complessità, il pensiero deve trasformarsi. Siamo nel pieno di una fase storica in cui tutte le scelte strategiche mostrano, al contempo, un lato di avanzamento e uno di arretramento. Questa non è una novità. L’arretramento non è un ‘cigno nero’: è la natura dei fenomeni complessi  (luci e ombre) che, tolto il velo d’ipocrisia, arriva a noi sotto forma d’insicurezza diffusa: la mancata presa d’atto politico-strategica della nostra strutturale incertezza ci ha portato a una deriva pericolosa.

Guardiamo ai sistemi democratici. Per decenni, il dibattito si è sviluppato nella celebrazione a-critica delle virtù democratiche, come se la democrazia fosse un modello indiscutibile, financo esportabile. Il pensiero lineare non ha mai voluto vedere il lato oscuro della democrazia, le sue zone grigie, la costante possibilità che tale sistema si trasformi nel suo contrario.

Negando la complessità, nel discorso pubblico non ha trovato spazio una sana critica democratica. È stato troppo facile, infatti, porre la questione sul piano dell’antagonismo: democrazie vs autocrazie. È stato troppo facile e anche infantile. Ben poco, infatti, si è lavorato a comprendere ciò che stava emergendo: l’astensione ha raggiunto record davvero importanti, la democrazia è stata ridotta al momento elettorale, la partecipazione non è stata valorizzata come elemento fondamentale e decisivo. In sostanza, si è fatta corrispondere la complessità della democrazia con la sua capacità di risolvere i problemi e, soprattutto, con la sua rappresentatività. Nel momento in cui tutto questo è de-generato, l’unica strada era affidarsi ai leader forti, in un dibattito fortemente polarizzato e brutalmente escludente. Non a caso, si parla di ‘democrazie illiberali’: un ossimoro molto interessante.

Paradossalmente, la crisi de-generativa della democrazia è nata dal non pensare che la stessa non dovesse essere percorsa da crisi, che non evolvesse nella sua stessa incertezza. Così facendo, le cosiddette élite democratiche hanno perso credibilità, portandosi dietro ciò che è diventata la nuova normalità.

Detto questo, compito di ciascuno di noi è contribuire a salvare la democrazia e la sua narrazione, passando dalla critica. Non farlo peggiorerà la situazione e i (non) nuovi bulli potranno disseminare disinformazione, lasciando campo libero agli attori malevoli che, in diverse forme, stanno trasformando i rapporti di forza.

(English version)

Where complexity grows, thinking must transform. We are in the middle of a historical phase in which all strategic choices show, at the same time, a side of progress and a side of regression. This is nothing new. Regression is not a ‘black swan’: it is the nature of complex phenomena (light and shadow) which, once the veil of hypocrisy is removed, comes to us in the form of widespread insecurity: the failure to take political and strategic note of our structural uncertainty has led us down a dangerous path.

Let’s look at democratic systems. For decades, the debate has developed into an uncritical celebration of democratic virtues, as if democracy were an indisputable, even exportable model. Linear thinking has never wanted to see the dark side of democracy, its grey areas, the constant possibility that this system could be transformed into its opposite.

By denying complexity, healthy democratic criticism found no space in public discourse. It was too easy, in fact, to pose the question in terms of antagonism: democracies vs autocracies. It was too easy and also childish. Very little, in fact, was done to understand what was emerging: abstention reached truly significant records, democracy was reduced to the electoral moment, participation was not valued as a fundamental and decisive element. Essentially, the complexity of democracy has been equated with its ability to solve problems and, above all, with its representativeness. When all this degenerates, the only way forward is to rely on strong leaders, in a highly polarised and brutally exclusive debate. It is no coincidence that we talk about ‘illiberal democracies’: a very interesting oxymoron.

Paradoxically, the degenerative crisis of democracy arose from a failure to realise that democracy was not immune to crisis, that it did not evolve in its own uncertainty. In doing so, the so-called democratic elites have lost credibility, bringing with them what has become the new normal.

That said, it is the duty of every one of us to help save democracy and its narrative, by speaking out. Not doing so will make the situation worse and the (not so) new bullies will be able to spread disinformation, leaving the field open to the malevolent actors who, in various ways, are transforming the balance of power.

Marco Emanuele
Marco Emanuele è appassionato di cultura della complessità, cultura della tecnologia e relazioni internazionali. Approfondisce il pensiero di Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. Marco ha insegnato Evoluzione della Democrazia e Totalitarismi, è l’editor di The Global Eye e scrive per The Science of Where Magazine. Marco Emanuele is passionate about complexity culture, technology culture and international relations. He delves into the thought of Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. He has taught Evolution of Democracy and Totalitarianisms. Marco is editor of The Global Eye and writes for The Science of Where Magazine.

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