Biden e Lula insieme per la U.S.-Brazil Partnership for Workers’ Rights. Una sfida complessa – Biden and Lula together for the U.S.-Brazil Partnership for Workers’ Rights. A complex challenge

In coincidenza con la mobilitazione di 12.700 membri della United Auto Workers contro Ford, General Motors e la casa madre di Chrysler, Stellantis, i Presidenti di USA e Brasile annunciano la U.S.-Brazil Partnership for Workers’ Rights

Coinciding with the mobilisation of 12,700 members of the United Auto Workers against Ford, General Motors and Chrysler’s parent company, Stellantis, the Presidents of the US and Brazil announce the U.S.-Brazil Partnership for Workers’ Rights

(by Marco Emanuele)

Mentre gli scioperi appartengono all’ordinarietà della vita democratica, ben più interessante e strategico è guardare al futuro del lavoro. L’iniziativa U.S.-Brazil Partnership for Workers’ Rights è interessante perché guarda alla complessità delle sfide che attraversano il mondo del lavoro: lavoro minorile; impatto sui lavoratori della transizione economica digitale e dell’energia pulita; gig economy; discriminazione sul posto di lavoro di donne, persone LGBTQ+ e minoranze etniche e razziali.

Le relazioni industriali, nel futuro già presente, ‘escono’ dalla fabbrica ed entrano in una realtà che combina dinamiche diverse e che hanno a che fare con i diritti ma anche con la sostenibilità sistemica dei sistemi democratici. Dentro una oggettiva crisi della rappresentanza democratica, occorre ragionare sulle trasformazioni della natura del capitalismo: la generatività, in una forbice sempre più ampia tra ricchi e poveri, riguarda solo e sostanzialmente le disuguaglianze.

Il mondo del lavoro, soprattutto in conseguenza della rivoluzione tecnologica, è soggetto – in maniera crescente – alla sovrapposizione tra flessibilità (approccio necessario in un contesto ‘glocale’ che cambia in maniera molto veloce e molto radicale) e la precarietà (de-generazione di un capitalismo selvaggio che, per troppi anni, abbiamo lasciato imperare nel nome di una presunta, quanto innaturale, capacità del mercato di auto-regolarsi).

In questo contesto, ci auguriamo che l’iniziativa di alto livello tra USA e Brasile, aperta ad altri partecipanti, apra la strada di un discorso strategico che, tra valori e pragmatismo e fuori da antagonismi ormai novecenteschi, renda giustizia alla dignità del lavoro e aiuti – attraverso una riflessione onesta e critica sui rapporti tra Stato e mercato – a consolidare la resilienza democratica. Passando dall’autocritica.

(English version)

While strikes belong to the ordinariness of democratic life, it is far more interesting and strategic to look at the future of work. The U.S.-Brazil Partnership for Workers’ Rights initiative is interesting because it looks at the complexity of the challenges facing the world of work: child labour; the impact on workers of the digital economic transition and clean energy; the gig economy; workplace discrimination against women, LGBTQ+ people and racial and ethnic minorities.

Industrial relations, in the future that is already present, ‘leave’ the factory and enter a reality that combines different dynamics that have to do with rights but also with the systemic sustainability of democratic systems. Within an objective crisis of democratic representation, it is necessary to reason about the transformations of the nature of capitalism: generativity, in an ever-widening gap between rich and poor, is only and essentially about inequality.

The world of work, especially as a consequence of the technological revolution, is subject – increasingly – to the overlapping of flexibility (a necessary approach in a ‘glocal’ context that changes very quickly and very radically) and precariousness (de-generativity of a wild capitalism that, for too many years, we have allowed to reign in the name of an alleged, as much as unnatural, ability of the market to regulate itself).

In this context, we hope that the high-level initiative between the US and Brazil, open to other participants, will pave the way for a strategic discourse that, between values and pragmatism and outside of twentieth-century antagonisms, will do justice to the dignity of labour and help – through an honest and critical reflection on the relationship between State and market – to consolidate democratic resilience. Moving on from self-criticism.

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