Le immagini da Varsavia e da Mosca mostrano una tendenza preoccupante. Da una parte il mondo libero, con un vecchio Presidente USA che chiama tutti all’unità, in solidità e solidarietà. Dall’altro un non più giovane autocrate, imperalista e che descrive la “necessità” di una guerra antropologica, esistenziale per il destino della Russia. La tendenza è alla separazione dei mondi.
Il ‘900 fatica a uscire dalle nostre teste, anzi ritorna. A maggior conferma che la Storia che si presumeva finita a inizio anni ’90 del secolo scorso è tutto tranne che chiusa. La Storia, invece, si riapre in forme non troppo nuove, con l’Europa al centro e vero vaso di coccio.
In una situazione come l’attuale, nel tempo dell’IA generativa, del Metaverso e dei carri armati “on the ground” (bel paradosso …), è giusto contribuire a difendere i resistenti ucraini (magari preoccupandoci anche dei resistenti in giro per il mondo, en passant …) ed è altrettanto giusto ripensare la sicurezza dei sistemi nazionali e regionali. Meno giusto, guardando alla sostenibilità politico-strategica del mondo e dei mondi, è investire pesantemente su un riarmo generalizzato. E’ ciò che ci sembra accadere.
Si rialza, così, il palcoscenico del ‘900. I carri armati vivono vita nuova e il tanto agognato “ordine mondiale” non si vede all’orizzonte: molti si agitano nel cercarlo ma le soluzioni appaiono del tutto anti-storiche. Non foss’altro che, lo diciamo a vantaggio dei cittadini, l’autocrate non può mollare (pena la sua stessa esistenza) e il mondo libero (rinserrato e “diversamente” unito) parla a gran voce senza un pizzico di auto-critica. Intanto, la rivoluzione tecnologica condiziona pesantemente le nostre vite, tra opportunità e rischi, ma le classi dirigenti guardano altrove: dentro la loro incapacità di fare i conti, criticamente, con la Storia.