(fonte: Zero Zero News)
(Adriana Piancastelli)
Il 4 ottobre il Direttore del Dis, il Comparto della Intelligence italiana, S.E. Elisabetta Belloni, ha ricevuto nell’Aula dei Gruppi Parlamentari, il Premio Francesco Cossiga della Società Italiana di Intelligence, giunto alla quarta edizione, la prima dal vivo dopo i fantasmi del Covid.
L’Intelligence, attività regina nell’alveo istituzionale di uno Stato democratico, è da sempre ars maieutica, processo in costante divenire, passione e razionalità, fantasia e rigore a tutela della sicurezza nazionale a 360 gradi.
Ne era convinto il Presidente Cossiga, ricordato nelle espressioni di benvenuto di Giorgio Mulè, come un politico, un Docente, filosofo e analista, raffinato innamorato d’Intelligence e appassionato cultore delle forme di curiosità intellettuale.
Il Premio è l’unico strutturato in maniera formale e sostanziale ad avere, nel ricordo, il nome di un Presidente che ha vissuto di ricerca e di passioni, in primis per lo Stato e le Istituzioni che ne rappresentano la linfa vitale.
L’architettura analitico strategica d’intelligence, si muove ancora oggi sorretta dalle pietre miliari del Metodo Cossiga: osservazione, intuizione, analisi e studio.
La semplicità assoluta di un metodo che, lontano da qualsiasi agiografia romantico-letteraria vive ancora oggi per affrontare, insieme all’inevitabile ausilio tecnologico, ogni problematica connessa all’attività di intelligence.
Lo sguardo lungo del “thinking out of the box” regala visioni e pre-visioni care anche alla lungimiranza di Cossiga, testimone precoce della problematica connessa alle migrazioni, affrontabile in concretezza solo con sensibilità, regole, intelligenza e Intelligence.
Ha proseguito il Presidente della Commissione Cultura Federico Mollicone, che nel ricordarne l’etimo latino Intus Legere, ha definito l’Intelligence, caratterizzata da studio e operatività, discrezione e laboriosità, il soft power di ogni Paese le cui strategie di prevenzione e sicurezza permeano ormai ogni ambito, oltre il perimetro classico ( pur immanente nei giorni di guerra presenti in territori vicini) a tutela degli interessi strategici nella visione prospettica delle migliori opportunità nazionali ed internazionali.
Mollicone ha accennato anche alle esigenze di adeguamento delle strutture tecniche e normative dei Servizi Segreti dettate da esigenze reali e concrete in costante evoluzione.
E la parola è passata a Giuseppe Cossiga che, dopo i ringraziamenti commossi per l’unico premio a nome di un grande Papà, ha ricordato come la vivacità intellettuale paterna avesse trasformato un Professore prestato alla politica, da curioso in esperto di Intelligence, devices tecnici ed elettronici fino a diventare un appassionato ricercatore di tutti quei supporti più o meno piccoli, più o meno mimetizzati, a disposizione di ogni miglioramento di attività operative discrete ma efficaci.
Giorgio Rutelli, nell’introdurre l’intervento di Mario Caligiuri, Presidente della SocItInt, ha sottolineato la necessità che la cultura dell’intelligence possa avere un’azione penetrante e divulgativa anche per preparare le prossime generazioni a forme di tutele poliedriche della sicurezza nazionale.
Caligiuri ha, tra l’altro, il grande merito di un’ostinazione romantica e vitale in tema di diffusione della cultura di Intelligence.
Fiero latore di messaggi lasciati dal Grande Docente di Intelligence – fu proprio Cossiga infatti a segnalare l’esigenza che l’Intelligence potesse avere anche una diffusione accademico/culturale.
Parlare di Cossiga, dice Caligiuri, è disegnare Intelligence, è individuare una fonte di luce costante che insegnava ad interpretare i cerchi dell’acqua del sasso lanciato in uno stagno: il crollo del muro di Berlino, il significato rivoluzionario del terrorismo ( i mondo non è più lo stesso dopo l’attacco alle Due Torri) le grandi migrazioni, l’ambiente e il pianeta.
L’esperienza da Ministro dell’Interno negli anni duri del terrorismo brigatista, il dolore per un amico ucciso da quelle BR poi domate e vinte anche grazie all’opera muta e costante dell’intelligence, lo aveva reso uno straordinario interprete del peso del disagio sociale, della minaccia della disinformazione e del valore della intelligenza artificiale tenuta per mano dalla intelligenza umana. Non a caso la prima legge di Riforma dei Servizi Segreti del 1977 e la seguente del 2007 sono permeate da alcune intuizioni cossighiane.
Lorenzo Guerini, Presidente del COPASIR, ringrazia l’Intelligence italiana ed il suo Direttore premiato, testimoni di consapevolezza, competenza e concretezza che stanno caratterizzando le Agenzie nazionali.
Certamente, concorda Guerini, è necessario un rinnovamento della normativa d’Intelligence da realizzare con professionalità e lungimiranza anche per la funzione da cerniera – non solo in senso geografico e strategico – del nostro Paese.
Certamente è necessario operare con fantasia e rigore, metodo e passione per segnare i percorsi che porteranno al domani decrittando necessità attuali ed emergenze future nella profilazione dei trends dei rischi globali.
Prima della breve relazione conclusiva del Direttore più charmant che l’Intelligence italiana abbia mai immaginato di avere sono arrivate le parole chiare, esplicative ed esperte di Gianni Letta, davvero un’Autorità nel pianeta internazionale dell’Intelligence.
Tanta stima e ammirazione per il Direttore del Dis che coniuga autorevolezza e professionalità senza abbandonare il sorriso e la femminilità che l’hanno sempre accompagnata anche negli anni durissimi in cui ha diretto l’Unità di Crisi della Farnesina.
Un gran commis d’Etat, per rubare ai francesi un’espressione più lieve di Servitore dello Stato, da sempre impegnata a tutela dell’idea di concretezza di un servizio alla Nazione.
Di Francesco Cossiga Gianni Letta ha ricordato la passione per lo Stato Italia, in ogni aspetto, spirito, curiosità, studio e metodo fino a “…rompere simbolicamente i vetri a picconate…” per risvegliare l’attenzione collettiva su momenti di crisi istituzionali.
Dopo gli anni del Quirinale, ricorda Letta, Cossiga si era dedicato molto alla cultura dell’Intelligence contribuendo a portar fuori i Servizi italiani dal cono d’ombra e dall’alone di sospetto che spesso ne ha inquinato immagine ed operato.
La pubblicazione lieve e coltissima de “L’ABC dei Servizi Segreti – Glossario d’Intelligence” è stata un’ulteriore testimonianza dell’amore per una Istituzione madre di uno dei mestieri più belli del mondo.
Non a caso i pilastri Intelligence, Sicurezza Nazionale, Investigazioni e Procedura Penale sono le strutture portanti del sistema di Sicurezza Nazionale.
E poi Elisabetta Belloni.
Prima donna a ricoprire tanti ruoli e incarichi: tra gli altri, Unità di crisi (indimenticabile), Segretario Generale del MAE e della Cooperazione internazionale, una carriera bella e una vita impegnata.
Studio, volontà, passione, stile, discrezione, competenza e professionalità. Dolori e sorrisi e tanta presenza, in tutti gli Uffici e gli incarichi dal 1985 per usare le sue parole, “sempre al meglio delle mie capacità in maniera leale ed istituzionale”.
La diplomazia è donna e l’Intelligence sa di poterlo essere dal 2021 nella convinzione che uno Stato democratico abbia bisogno di Servizi efficienti e leali nell’alveo delle attività istituzionali a tutela di ogni interesse in grado di rendere il Paese sicuro e consapevole del valore delle proprie attività in ogni settore strategico sviluppando senso dell’anticipazione, della conoscenza e delle opportunità.
La discrezione è compagna di stile, di vita e di attività nel segno del recupero della cultura operativa e analitica delle Agenzie di Informazione e Sicurezza nel nome e a tutela dello Stato.
Davvero appropriato, infine, il ritratto di Gianni Letta: la donna giusta, al posto giusto, al momento giusto.