(Marzia Giglioli)
Arrivano gli avvocati dell’intelligenza artificiale. Il tema del copyright è sempre più rovente. Scrittori e autori si rivolgono ai tribunali e i processi diventano tecno. Spunti dalla rete sul giusto uso dell’AI rispetto al lavoro creativo
Google dichiara che difenderà gli utenti dei sistemi generativi di intelligenza artificiale nelle sue piattaforme Google Cloud e Workspace se accusati di violazioni della proprietà intellettuale, unendosi a Microsoft, Adobe e altre società che hanno assunto impegni simili.
Si apre così un nuovo fronte e certamente non la prenderanno bene soprattutto gli strikers di Hollywood che hanno incrociato le braccia per mesi proprio per difendere autori e sceneggiatori dalla concorrenza artificiale.
Era inevitabile, del resto, che salisse il livello della contesa: da una parte i Big tecnologici che hanno investito molte risorse nell’intelligenza artificiale generativa incorporandola nei loro prodotti e, dall’altra, scrittori, autori, sceneggiatori ed illustratori e altri titolari di diritti d’autore. Molti di loro si stanno rivolgendo ai tribunali, affermando che sia l’uso del loro lavoro per addestrare i sistemi di intelligenza artificiale, sia il contenuto creato dai sistemi, violano i loro diritti.
(English version)
Artificial intelligence lawyers come. The topic of copyright is getting hotter and hotter. Writers and authors are turning to the courts and processes are becoming techno. Cues from the net on the fair use of AI versus creative work
Google says it will defend users of generative artificial intelligence systems in its Google Cloud and Workspace platforms if accused of intellectual property infringements, joining Microsoft, Adobe and other companies that have made similar commitments.
This opens up a new front and will certainly not go down well with the Hollywood strikers in particular, who have been crossing their arms for months precisely to defend authors and scriptwriters from artificial competition.
It was inevitable, after all, that the level of contention would rise: on the one hand, the technological Biggies who have invested a lot of resources in generative artificial intelligence by incorporating it into their products and, on the other hand, writers, authors, scriptwriters and illustrators and other copyright holders. Many of them are turning to the courts, claiming that both the use of their work to train artificial intelligence systems and the content created by the systems infringe their rights.
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