(Carlo Rebecchi)
Giornata nera quella di ieri, giovedì, a Gaza. Centodieci palestinesi sono morti, e oltre 700 sono rimasti feriti, mentre cercavano di impossessarsi di farina e altri generi alimentari, colpiti dal fuoco dei soldati israeliani o travolti dalla calca terrorizzata dagli spari. A tarda sera, con il bilancio esatto non ancora noto, il massacro è stato discusso dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu in una riunione convocata d’urgenza. Qualche ora prima il presidente Joe Biden aveva detto che di quello che ha definito “un incidente grave” c’erano due versioni opposte, e che quindi bisogna aspettare per definire le responsabilità.
Secondo una prima ricostruzione non ufficiale, il massacro è avvenuto giovedì, attorno alle quattro del mattino lungo un tratto di spiaggia nella zona nord della Striscia dove migliaia di palestinesi si erano accalcati in attesa dell’arrivo di camion carichi di aiuti alimentari. Da almeno quattro-cinque giorni gli abitanti della Striscia sono alla fame a causa della sospensione della distribuzione di cibo ad opera dell’UNWRA, l’organizzazione per l’aiuto ai palestinesi accusata da Israele di complicità con Hamas.
Nei pressi di un posto di blocco israeliano, non lontano dal valico di Kerem Shalon, i palestinesi avrebbero cercato di assaltare il convoglio di autocarri. I soldati israeliani hanno spiegato di aver sparato dei colpi: prima di avvertimento, poi ad altezza d’uomo. La rissa è diventata a quel punto incontenibile, i palestinesi cercavano di impossessarsi di sacchi di viveri e poi di fuggire. Secondo testimoni, dei palestinesi sono stati uccisi dai colpi sparati dai soldati, ma la maggior parte sarebbe morta, a rimasta ferita, nella calca o travolta dai camion.
Da Washington, Biden – in attesa di notizie certe – ammetteva intanto che quanto successo ieri complicherà certamente i negoziati in corso per il cessate il fuoco che, ha ammesso, non potranno concludersi entro lunedì come aveva detto di sperare due giorni fa. Intanto il Dipartimento di Stato ha chiesto ad Israele di “tutelare la distribuzione degli aiuti”. Un portavoce delle Nazioni Unite, Stéphane Dujarric, è stato categorico: “Che siano stati uccisi dal fuoco israeliano o schiacciati dalla folla o investiti da un camion si tratta di atti di violenza legati a questo conflitto”.
Intanto, secondo fonti della Striscia, i palestinesi uccisi dagli israeliani nella risposta militare all’attacco di Hamas avrebbe superato il numero di 30mila.
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