(Marzia Giglioli)
La regolamentazione per l’intelligenza artificiale fa segnare all’Europa il record della prima legge al mondo per dare un ordine internazionale all’AI dopo il via libera ieri, a forte maggioranza, da parte del Parlamento Europeo. Per l’effettiva entrata in vigore si dovrà ancora attendere.
È un passo importante che vede l’UE affermare la propria leadership democratica in un campo tecnologico che apre scenari affascinanti, ma anche pericolosissimi e soprattutto difficili da arginare con regole e decreti.
L’AI Act mette i paletti non sulle singole tecnologie, che saranno un campo fluido e imprevedibile, ma fissa i principi di applicabilità.
Si tratta di un percorso verso una volontà esplicita sulla quale i Paesi si dovranno misurare anche nella loro capacità, almeno in Europa, di costruire un fronte compatto. Sul fronte della regolamentazione dell’AI, finora, USA e Cina sono certamente ‘indietro’ pur valutandone i rischi. In queste ore, la Camera dei Rappresentati americana ha approvato a larga maggioranza la legge che apre la strada al divieto di usare TikTok negli Stati Uniti: ByteDance, la holding cinese che controlla il social media, ha ora sei mesi di tempo per vendere la piattaforma a capitali occidentali.
L’Ai muove il futuro ma allerta il presente.
Di intelligenza artificiale si parlerà anche al G7 a Trento. Al centro di tutto restano le effettive volontà di garanzia dei Paesi e dell’industria (digitale ed altro) di saper essere complessi, commisurando diritti e sicurezza con uno sviluppo fluido che richiede nuove visioni.
È un campo apertissimo e pieno di insidie.
Gli algoritmi dettano la linea editoriale di molte vite, rafforzando certi modi di pensare, certi stereotipi culturali, creando una realtà che sembra ‘propria’ e che, invece e paradossalmente, è uguale per tutti, poiché è realizzata dalla cura che, parafrasando il gergo giornalistico, ha un unico ‘caporedattore’: la macchina.
L’intelligenza artificiale può comandare non solo la linea editoriale ma i nostri fondamentali.
Non c’è nessun catastrofismo di analisi, ma c’è una domanda sopra tutte le altre: che futuro si profila nella convivenza tra AI e diritti umani?
Siamo di fronte a due equazioni: “Uomo o Macchina oppure Uomo e Macchina”, afferma su Forbes Hamilton Mann che si occupa di Digital for Good.
La prima implica una nuova forma di cooperazione che introduce dimensioni complesse che dovremo sempre più cogliere nella nostra vita quotidiana, il che significa convivere correttamente con le macchine intelligenti.
Questa dimensione implica la definizione di norme economiche, etiche e sociali che aiuteranno a determinare quali compiti devono e dovrebbero continuare ad essere imperativamente svolti dagli esseri umani e quali possono essere affidati alle macchine. Trovare il giusto equilibrio è essenziale per garantire la tutela dei diritti umani e gettare le basi per una regolamentazione che sia davvero efficace pet l’AI e per noi.
C’è poi la seconda equazione: “Uomo e Macchina”
Questa dimensione esplora i cambiamenti che siamo disposti ad accettare nella società per liberare tutto il potenziale dell’intelligenza artificiale e aumentare le ‘nostre capacità umane’. Accettare la sfida di combinare le capacità umane e quelle delle macchine, senza compromettere l’essenza stessa di ciò che costituisce la nostra umanità è la vera sfida della nostra evoluzione antropologica.
La Civiltà del Mondo Nuovissimo (un termine che ci piace adottare per decifrare l’era tecnologica in cui viviamo e vivremo), dovrà trovare soprattutto una formula di governo per non aumentare le disuguaglianze tra chi può accedere all’intelligenza artificiale e chi non potrà utilizzarla nella stessa dimensione.
Ma per questo non basteranno gli sceriffi dell’intelligenza artificiale . È una partita davvero decisiva dove l’Europa cerca di arbitrare ma i veri giocatori sono USA e Cina.
AI ACT: i punti fondamentali
– Garanzie per i sistemi di intelligenza artificiale usati per finalità generali
– Limiti all’uso dei sistemi di identificazione biometrica da parte delle forze dell’ordine
– No a sistemi di credito sociale, o per manipolare e sfruttare le vulnerabilità degli utenti
– I consumatori avranno diritto a presentare reclami e ricevere spiegazioni rilevanti
Hamilton Mann – Vicepresidente del Gruppo Marketing Digitale e Trasformazione Digitale di Thales, leader globale nelle tecnologie avanzate e anche Senior Lecturer presso INSEAD, HEC Paris e EDHEC Business School
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