(Marzia Giglioli)
Alcuni big della finanza di Wall Street stanno rivedendo il loro impegno green e non sono segnali positivi. Nei giorni scorsi la banca d’investimento JPMorgan, il gestore patrimoniale State Street e la società di gestione degli investimenti Pimco si sono ritirate da Climate Action 100+, mentre BlackRock ridimensiona la sua adesione. Riferendosi a Jp Morgan e State Street il Financial Times scrive che “due dei più grandi gestori patrimoniali del mondo stanno abbandonando un gruppo di investitori creato per stimolare le aziende a fronteggiare il riscaldamento globale e un terzo (BlackRock) sta ridimensionando la propria partecipazione, una grave battuta d’arresto per le ambizioni di Climate Action 100+”.
Nata nel 2017, la coalizione riunisce circa 700 investitori istituzionali, con un volume complessivo di asset gestiti che supera i 68mila miliardi di dollari. Inizialmente i componenti erano 100, ora il gruppo si è allargato a 170. La lista comprende compagnie petrolifere, grande distribuzione, imprese siderurgiche, compagnie aeree, aziende chimiche. L’impegno condiviso è quello di instaurare un nuovo dialogo e con gli azionisti condividere misure idonee a contrastare il cambiamento climatico.
Alla base di tutto c’è ora la decarbonizzazione. L’azione di Climate Action 100+ ha vissuto una prima fase di impegno e ora ha ritenuto che i tempi fossero maturi per passare alla fase 2 con richieste più rigorose. Gli addii eccellenti sono un duro colpo per Climate Action 100+ e, come nota FT, “indeboliscono il piano del gruppo climatico di utilizzare l’influenza degli azionisti per aumentare la pressione sulle aziende inquinanti affinché si decarbonizzino. Significa che i maggiori gestori patrimoniali del mondo non sostengono pienamente questo sforzo”.
Le ultime azioni dei Big evidenziano anche una crescente spaccatura tra i maggiori gestori patrimoniali negli Stati Uniti e per la politica sul climate change non è un dettaglio.
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