Pensiero critico e democrazia / Critical thinking and democracy

Evocare il principio di non contraddizione significa tradire la complessità di noi e della realtà. Nulla di umano può appartenere alla categoria della certezza lineare: tutto è incerto e complesso.

Una visione storica davvero innovativa deve prendere le mosse dall’incertezza e dalla complessità della condizione umana, ciò di cui abbiamo paura. L’incerto non è governabile secondo le regole di legge e ordine e questo porta ciascuno di noi e i governanti in un universo sconosciuto, non riconoscibile secondo i paradigmi classici che ancora utilizziamo.

La realtà è fluida, sfuggente, ricca di emergenze: basti guardare alla democrazia. Raramente ci soffermiamo sull’esperienza democratica, come se la democrazia fosse semplicistica sommatoria di procedure istituzionali. Modellizzare la democrazia è certamente più comodo ma porta inevitabilmente alla de-generazione della democrazia stessa, alla perdita di spinta propulsiva, di energia vitale.

I modelli democratici possono essere perfetti dal punto di vista formale ma, al contempo, vuoti di senso, significato, prospettiva. Modellizzazione e cristallizzazione portano inevitabilmente al deterioramento di qualsiasi processo complesso. Anzitutto, occorre de-dogmatizzare i modelli, re-interpretandoli attraverso il pensiero critico.

La modellizzazione dei sistemi democratici fa il gioco degli autocrati che aspirano a mantenere formalmente intatte le procedure, privandole di sostanza. Come dire, tutti si dichiarano a favore della salvaguardia dei diritti e delle libertà senza garantirli in pratica. Le democrazie-modello sono corpi fragili, attaccabili dall’interno e dall’esterno con grande facilità ed efficacia: se vogliamo davvero preservare l’esperienza democratica occorre investire sul pensiero critico, problematizzando le certezze per fronteggiare l’incertezza: affinché non diventi insicurezza (come accade).

L’evoluzione (che comprende l’involuzione) dei sistemi democratici vive dentro le complessità di noi umani che le abitiamo. Per questo non può esistere un modello di democrazia esportabile. Il vocabolario di ogni sistema è unico e irripetibile e deve fare i conti con le tradizioni culturali, religiose, economiche, politico-istituzionali, giuridiche di ogni contesto particolare.

(English version) 

Invoking the principle of non-contradiction means betraying the complexity of ourselves and of reality. Nothing human can belong to the category of linear certainty: everything is uncertain and complex.

A truly innovative historical vision must start from the uncertainty and complexity of the human condition, which is what we fear. The uncertain cannot be governed by the rules of law and order, and this leads each of us and our leaders into an unknown universe, unrecognisable according to the classical paradigms we still use.

Reality is fluid, elusive, full of emergencies: just look at democracy. We rarely dwell on the democratic experience, as if democracy were a simplistic sum of institutional procedures. Modelling democracy is certainly more convenient, but it inevitably leads to the de-generation of democracy itself, to the loss of its driving force, its vital energy.

Democratic models may be perfect from a formal point of view but, at the same time, empty of meaning, significance and perspective. Modelling and crystallisation inevitably lead to the deterioration of any complex process. First and foremost, we need to de-dogmatise models, re-interpreting them through critical thinking.

The modelling of democratic systems plays into the hands of autocrats who aspire to keep procedures formally intact while depriving them of substance. It is as if everyone declares themselves in favour of safeguarding rights and freedoms without guaranteeing them in practice. Model democracies are fragile bodies, easily and effectively attacked from within and without: if we really want to preserve the democratic experience, we need to invest in critical thinking, questioning certainties in order to face uncertainty, so that it does not become insecurity (as is currently the case).

The evolution (which includes involution) of democratic systems lives within the complexities of us humans who inhabit them. For this reason, there can be no exportable model of democracy. The vocabulary of each system is unique and unrepeatable and must reckon with the cultural, religious, economic, political-institutional and legal traditions of each particular context.

Marco Emanuele
Marco Emanuele è appassionato di cultura della complessità, cultura della tecnologia e relazioni internazionali. Approfondisce il pensiero di Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. Marco ha insegnato Evoluzione della Democrazia e Totalitarismi, è l’editor di The Global Eye e scrive per The Science of Where Magazine. Marco Emanuele is passionate about complexity culture, technology culture and international relations. He delves into the thought of Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. He has taught Evolution of Democracy and Totalitarianisms. Marco is editor of The Global Eye and writes for The Science of Where Magazine.

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