Trump: la roulette dei dazi. Vance: gli effetti si vedranno nel tempo. L’opposizione: è un attentato alla democrazia

(Marzia Giglioli)

Non siamo solo allo sgretolamento della globalizzazjone ma alla distruzione dei rapporti che finora hanno tenuto insieme gli assetti attuali.

L’imput dei dazi, al di là delle conseguenze economiche e dei tecnicismi di calcolo, è ciò che semplicemente potremmo sintetizzare in ‘chi potrà guadagnare e chi potrà perdere’: nessuno può davvero calcolare l’entità complessa di tutto questo trumpismo.

In realtà si tratta di una grande scommessa, una roulette (sarebbe ironico chiamarla russa) che Trump ha messo in campo.

Potremo individuare presto i segnali di questo riposizionamento globale in cui tutti gli attori sono chiamati a cambiare il copione. In pole position sicuramente vi sono la Cina e l’Europa che, non a caso, erano nei primi posti del tabellone esposto ieri da Trump per esplicitare l’entità dei dazi riferiti alle singole aree e ai singoli Paesi.

Comunque la si guardi, si tratta non solo di una mossa economica ma di una mossa politica.

Nel ciclone di reazioni di queste ore, segnaliamo – sul fronte del Partito Democratico – quella di accusare i dazi di essere un mezzo di controllo e su X il senatore Chris Murphy che incalza: ‘i dazi sono uno strumento per far crollare la nostra democrazia. Un mezzo per costringere alla lealtà ogni azienda’.

Intanto JD Vance dichiara, soprattutto per rispondere a chi avanza aspre critiche su questa nuova governance, che gli effetti positivi dei nuovi dazi si vedranno nel tempo, ‘non da un giorno all’altro’.

 

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