Gaza, funzionari USA ed europei critici con i loro governi

(Carlo Rebecchi) 

Non si era mai visto prima: funzionari degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e di numerosi Paesi dell’Unione europea – in tutto più di ottocento, parte in servizio altri in pensione – che rendono pubblico il loro “dissenso” rispetto a una scelta politica dei loro governi, nel caso specifico sulla guerra di Israele contro Hamas. A darne notizia è il New York Times, che ha ottenuto una copia del documento del cui contenuto la Casa Bianca, in questo anno che si concluderà con le elezioni presidenziali, dovrà in qualche modo tenere conto.

“Le attuali politiche dei nostri governi indeboliscono la loro posizione morale e ne minano la capacità di difendere la libertà, la giustizia e i diritti umani a livello globale”, si legge nella lettera. Per i firmatari – che non hanno pubblicato i loro nomi per timore di ritorsioni – “esiste il rischio plausibile che le politiche dei nostri governi stiano contribuendo a gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, a crimini di guerra e persino alla pulizia etnica o al genocidio”.

Il riferimento è alla “campagna di bombardamenti” lanciata dal governo israeliano a Gaza in risposta all’attacco del 7 ottobre di Hamas ad Israele nel quale furono uccise 1200 persone mentre circa 240 furono prese in ostaggio. Nei bombardamenti israeliani, secondo il ministero della Sanità della Striscia “e funzionari delle Nazioni Unite, sarebbero rimaste uccise più di 27.000 persone” mentre due milioni di persone sono state sfollate.

Il documento non include i nomi dei firmatari perché temono ritorsioni, ha detto un organizzatore, che ha lavorato nel Dipartimento di Stato per più di due decenni. Ma “circa 800 funzionari attualmente in servizio hanno dato l’approvazione alla lettera mentre circolava di nascosto tra i dipendenti a livello nazionale in diversi Paesi, ha detto il funzionario”, scrive il New York Times.

Circa 80 firmatari sono, o sono stati, in forza ad Agenzie americane, e il gruppo più numeroso proviene dal Dipartimento di Stato. L’autorità di governo più rappresentata tra i firmatari sono le istituzioni collettive dell’Unione Europea, seguite da Paesi Bassi e Stati Uniti. Funzionari a livello nazionale di altri otto paesi membri della NATO, della Svezia e della Svizzera hanno approvato la lettera.

“Il processo decisionale politico dei governi e delle istituzioni occidentali” sulla guerra “ha creato tensioni senza precedenti con l’esperienza e il dovere che i funzionari pubblici apolitici portano avanti”, ha detto al New York Times Josh Paul, che ha lavorato nell’ufficio del Dipartimento di Stato che sovrintende ai trasferimenti di armi, e che si è dimesso in ottobre a causa del sostegno dell’amministrazione Biden alla campagna militare israeliana.

“Il sostegno unilaterale alle atrocità di Israele a Gaza e la cecità nei confronti dell’umanità palestinese sono sia un fallimento morale che, per il danno che arreca agli interessi occidentali in tutto il mondo, un fallimento politico”, ha affermato Josh Paul.

Funzionari statunitensi avevano diffuso lo scorso autunno lettere simili e messaggi dissenzienti. A novembre, più di 500 dipendenti di circa 40 agenzie governative statunitensi avevano inviato una lettera al presidente Biden criticando le sue politiche sulla guerra. E più di 1.000 dipendenti dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale avevano pubblicato una lettera aperta sulla stessa linea.

Tre cablogrammi interni di dissenso erano stati inviati da funzionari del Dipartimento di Stato al Segretario di Stato Antony J. Blinken. Tra i funzionari in Europa il dissenso si è manifestato dopo l’attacco di Hamas.

A differenza di quanto avviene negli Stati Uniti, nell’Unione Europea non esistono “canali di dissenso” attraverso i quali i funzionari possono formalmente registrare il loro disaccordo con la linea politica dei governi. Il New York Times osserva al riguardo che i 27 Paesi dell’Unione e gli altri organismi collegati “hanno assunto sulla guerra Israele-Hamas posizioni divergenti, ma la maggioranza dei governi è in gran parte filo-israeliana. Solo pochi governi dell’UE, in particolare Irlanda, Spagna e Belgio, hanno costantemente invitato i loro partner e l’Unione a moderare il sostegno a Israele, a spingere per un cessate il fuoco e a concentrarsi sulle sofferenze degli abitanti di Gaza”.

Berber van der Woude, ex diplomatico olandese esperta di conflitti e mantenimento della pace, che si era dimessa nel 2022 per protesta contro la politica del suo governo, ha dichiarato al New York Times che “essere un funzionario pubblico non ti esonera dalla responsabilità di continuare a pensare. Quando il sistema produce decisioni o azioni perverse, abbiamo la responsabilità di fermarlo. Non è così semplice come ‘stai zitto e fai quello che ti viene detto’; siamo anche pagati per pensare”.

(riproduzione autorizzata citando la fonte)

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