Il vincolo, i limiti e il respiro della Storia / The bond, the limits and the breath of History

(Marco Emanuele)

La riflessione geostrategica, secondo pensiero complesso, non può che approfondire il tema della ‘sostenibilità sistemica’. Questo è il punto, a nostro avviso, che fa la differenza nel mondo-in-tre-mondi (innovazione tecnologica e connettività / disagio e disuguaglianze / conflitti armati e muri).

Chi stiamo diventando ? Dove stiamo andando ? Sono domande eterne, senza tempo: ciò che occorre ri-costruire è la speranza dell’umano e la fiducia reciproca. Non intendiamo aderire a visioni (limitate e limitanti) solo ideologizzate, di separazione e di competizione per la competizione. Urge aprire, e percorrere, strade nuove.

In questo momento storico, nel quale vediamo grandi prospettive legate all’innovazione tecnologica (si pensi ai progressi, e alle possibili applicazioni per il bene comune, dell’intelligenza artificiale, accompagnati da altrettanti rischi), viviamo – al contempo – una violenza diffusa e profonda che, dalle guerre in atto al crescente ritorno del ‘male banale’, ci mostrano l’altra parte di noi. Ciascuno di noi è entrambe le cose, generatore di avanzamento e di arretramento, complesso in essenza.

Troppo spesso, limitiamo il nostro approccio alla superficialità di ciò che accade. Viviamo una sorta d’irresponsabilità rispetto alla quale non ci sentiamo responsabili. E’ il paradosso di chi teme le sue stesse potenzialità possano trasformarsi nel loro contrario.

Siamo vincolati nella inter-in-dipendenza. L’idea stessa di umanità, che dobbiamo porre nell’unico destino di noi umani nel pianeta che viviamo, ci chiama a conoscere e a trasformare i nostri limiti, ad aprire le nostre differenze, a sconfiggere la voglia (particolarmente diffusa e pericolosa) di voler occupare il centro del mondo. Siamo ancora immersi, ciascuno di noi e le classi dirigenti, in un mondo che non c’è più: fatichiamo, culturalmente e politicamente (dunque, strategicamente), a uscire dal novecento.

Eppure è sempre più forte il respiro della Storia. Ogni giorno lo vediamo: è un respiro che progressivamente diventa più intenso e per accogliere il quale serve un’azione comune. Salvando le differenze, caratteristiche originali e irripetibili di ogni membro della famiglia umana (le identità), occorre lavorare insieme per costruire un quadro di ‘sostenibilità sistemica’ che è cammino incerto, talvolta imprevedibile. In sintesi, siamo chiamati a camminare nella complessità e nelle complessità che siamo e che creiamo: verso un nuovo umanesimo, per la pace realistica.

(English version) 

Geostrategic reflection, according to complex thought, can only delve deeper into the theme of ‘systemic sustainability’. This is the point, in our opinion, that makes the difference in the world-in-three-worlds (technological innovation and connectivity / disease and inequalities / armed conflicts and walls).

Who are we becoming? Where are we going ? These are eternal, timeless questions: what needs to be re-built is human hope and mutual trust. We do not intend to adhere to (limited and limiting) ideological visions of separation and competition for competition’s sake. It is urgent to open and travel new paths.

In this historical moment, in which we see great prospects linked to technological innovation (think of the progress and possible applications for the common good of artificial intelligence, accompanied by equally as many risks), we are experiencing – at the same time – a widespread and profound violence which, from the ongoing wars to the growing return of ‘banal evil’, show us the other side of us. Each of us is both a generator of advancement and retreat, complex in essence.

Too often, we limit our approasch to the superficiality of what happens. We experience a sort of irresponsibility for which we do not feel responsible. It is the paradox of who fear that its own potential may transform into its opposite.

We are bound in inter-in-dependence. The very idea of humanity, which we must place in the only destiny of us humans on the planet we live in, calls us to know and transform our limits, to open up our differences, to defeat the (particularly widespread and dangerous) desire to want occupy the center of the world. We are still immersed, each of us and the ruling classes, in a world that no longer exists: we are struggling, culturally and politically (therefore, strategically), to emerge from the twentieth century.

Yet the breath of History is ever stronger. We see it every day: it is a breath that progressively becomes more intense and to welcome which common action is needed. By saving the differences, original and unrepeatable characteristics of each member of the human family (identities), we need to work together to build a framework of ‘systemic sustainability’ which is an uncertain, sometimes unpredictable path. In summary, we are called to walk in the complexity and complexities that we are and that we create: towards a new humanism, for realistic peace.

(riproduzione autorizzata citando la fonte – reproduction authorized citing the source)

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