(Marco Emanuele)
La cronaca ci racconta della incapacità del nostro pensiero di comprendere la realtà. Non solo da un punto di vista razionale, perché la realtà va ‘respirata’.
Criticavamo, in precedenti post, l’idea di stabilità. Ribadiamo come, dentro la fluidità dei mondi, evocare una stabilità senza respiro, senza sentimento della Storia, peggiori la nostra condizione esistenziale. La vera irresponsabilità che vediamo diffondersi ogni giorno è nella nostra scelta di continuare a pensare, come al solito e banalmente, in termini lineari e binari. Rischiamo di trasformarci in algoritmi.
Eppure la fluidità dei mondi dovrebbe farci riflettere sul senso del nostro esistere. In nome della stabilità, parola con un valore ma non nella sua esasperazione, cerchiamo solo rendite di posizione: comportamento peraltro comprensibile, in un mondo progressivamente incomprensibile e instabile, è scelta di breve o brevissimo termine e continua a esacerbare rischiose separazioni e competizioni. Dovremmo, anzitutto nel linguaggio, sostituire la ricerca ossessiva della stabilità con la ricerca prospettica – via pensiero complesso – della ‘sostenibilità sistemica’. In tale prospettiva, la stabilità, come la certezza, tornerebbero a generare valore e non continuerebbero a essere – come accade – ‘dogmi di Verità’ che diventano auto-inganni.
Mentre l’insistenza sulla stabilità e sulla certezza delle proprie posizioni non può che radicalizzarci (nutrendosi di imminenza nel qui-e-ora), il percorso della sostenibilità sistemica si nutre d’incertezza, d’imprevedibilità e di possibilità di percorrere l’oltre, di respirare la Storia, di viverne il sentimento. E’ la fluidità di ciò che accade, pressoché in ogni campo, a ‘vincolarci’ nel progressivo abbandono della linearità ad ogni costo: per una vera responsabilità storica.
La ricerca complessa prosegue …
(English version)
The news tells us about the inability of our thoughts to understand reality. Not only from a rational point of view, because reality must be ‘breathed’.
In previous posts, we criticized the idea of stability. We reiterate how, within the fluidity of worlds, evoking a breathless stability, without the feeling of History, worsens our existential condition. The real irresponsibility that we see spreading every day is in our choice to continue to think, as usual and banally, in linear and binary terms. We risk turning ourselves into algorithms.
Yet the fluidity of the worlds should make us reflect on the meaning of our existence. In the name of stability, a word with a value but not in its exasperation, we only seek positional gains: understandable behaviour, in a progressively incomprehensible and unstable world, it is a short or very short term choice and continues to exacerbate risky separations and competitions. We should, first of all in language, replace the obsessive search for stability with the prospective research – via complex thinking – for ‘systemic sustainability’. In this perspective, stability, like certainty, would once again generate value and would not continue to be – as happens – ‘dogmas of Truth’ which become self-deceptions.
While the insistence on the stability and certainty of ‘our’ positions can only radicalize us (feeding on imminence in the here-and-now), the path of systemic sustainability feeds on uncertainty, unpredictability and the possibility of ‘walking’ beyond , to breathe History, to experience its feeling. It is the fluidity of what happens, in almost every field, that ‘constrains’ us in the progressive abandonment of linearity at all costs: for true historical responsibility.
The complex research continues…
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