Altman e il Mago di Oz. AI e nuove professioni / Altman and the Wizard of Oz. AI and new jobs

(Marzia Giglioli)

Altman e la favola del mago di Oz. Cambio di vertice in OpenAI. Spunti per una riflessione. L’intelligenza artificiale cambierà il 75% del lavoro mondiale. Chi ‘sale’ e chi ‘scende’. Cambieranno linguaggi e contenuti. Serve un umanesimo tecnologico.

Il padre di ChatGPT, Sam Altman, esce di scena, licenziato da OpenAI, il big mondiale dell’ intelligenza artificiale. Solo pochi giorni fa, presentando la versione potenziata di ChaptGPT , l’ex AD pronosticava, a breve termine, cambi epocali, grazie alla corsa dell’AI destinata ormai a cambiare il mondo e l’umanità.

Una visione quasi mistica della tecnologia, quella di Altman, fino al raggiungimento dell’immortalità. Una corsa che sembrava inarrestabile e che in un anno ha visto ChaptGPT influenzare i settori più diversi, dividendo gli analisti tra previsioni apocalittiche o visioni affascinanti di futuri possibili. Ora viene in mente il Mago di Oz. Il sogno oltre l’arcobaleno che ne esce un po’ malconcio. Qualcosa ha fatto inciampare Altman lungo la Yellow Brick Road (che ha ispirato anche Elton John), il sentiero dei mattoni gialli che nella favola porta verso l’illuminazione. Forse un sentiero troppo azzardato e comunque da ri-pensare.

Le vicende interne a OpenAI e il cambio di vertice verranno meglio spiegate nei prossimi giorni, ma sembrano rientrare in una fase di riflessione generale.

L’intelligenza artificiale ha bisogno di maggiori regole e di una analisi globale. Il Vertice di Bletchley di un mese fa è stato già un segnale forte: 28 nazioni hanno raggiunto un accordo sottoscrivendo un documento per regolamentarne lo sviluppo e per affrontare il cambiamento digitale. Bisogna soprattutto ‘allineare’ il cambiamento tecnologico con il mondo del lavoro: occorre calcolare i tempi della nuova domanda con i tempi e le fisionomie dei percorsi scolastici ed universitari e con l’esigenza di nuova formazione.

Uno studio di Ey, Sanoma e Manpowergroup sul futuro delle competenze indica che l’intelligenza artificiale cambierà il 75% dei lavori. La domanda aumenterà in 9 settori su 23. E aumenterà il divario tra domanda e offerta, mentre arranca il sistema formativo. Tra i settori in maggiore decrescita nell’ offerta di lavoro figurano le telecomunicazioni, le public utilities e la chimica. Ma anche le banche e le assicurazioni che da tempo hanno adottato politiche di contenimento legato alla tecnologia dei dati. Aumenterà invece la domanda di fisici e di ingegneri soprattutto green (la cui domanda crescerà del 7%.). Aumenteranno anche gli psicologi per la formazione e salirà la necessità del lavoro creativo (architetti, progettisti, ma anche i professionisti del marketing). Ci sarà, invece, sempre meno bisogno di tecnici, lavoratori della logistica e di chi svolge mansioni di ufficio.
Il ruolo della scuola sarà essenziale come quello dei preparatori per decifrare il cambiamento.

La rivoluzione tecnologica cambierà anche il linguaggio dei contenuti. Il nuovo digitale potrebbe rivelarsi il ‘diluvio universale’ delle professioni della cultura, cancellando utilità e competenze nel battito di un bip. Se ne uscirà solo capendo cosa l’impresa culturale potrà usare delle nuove tecnologie (come scrive il Sole 24 Ore). Oggi, anche gli spiragli di classificazione risultano troppo stretti rispetto ai cambiamenti in atto. Ma tutto non potrà svolgersi fuori da una nuova visione della complessità e da un nuovo umanesimo tecnologico.

(English version)

Altman and the Wizard of Oz. Change of leadership at OpenAI. Ideas for reflection. Artificial intelligence will change 75% of the world’s jobs. Who ‘goes up’ and who ‘goes down’. Languages and contents will change. We need technological humanism.

ChatGPT’s father, Sam Altman, leaves the scene, dismissed by OpenAI, the world’s leading artificial intelligence player. Only a few days ago, presenting the enhanced version of ChaptGPT, the former CEO predicted, in the short term, epochal changes, thanks to the race of AI now destined to change the world and humanity.

An almost mystical vision of technology, that of Altman, until the achievement of immortality. A race that seemed unstoppable and which in one year saw ChaptGPT influence the most diverse sectors, dividing analysts between apocalyptic predictions or fascinating visions of possible futures. Now the Wizard of Oz comes to mind. The dream beyond the rainbow that comes out a little battered. Something made Altman stumble along the Yellow Brick Road (which also inspired Elton John), the path of yellow bricks that in the fairy tale leads to enlightenment. Perhaps a path that is too risky and in any case needs to be re-thought.

The internal events at OpenAI and the change in leadership will be better explained in the coming days, but they seem to be part of a general reflection phase.

Artificial intelligence needs more rules and global analysis. The Bletchley Summit a month ago was already a strong signal: 28 nations reached an agreement by signing a document to regulate their development and address digital change. Above all, it is necessary to ‘align’ technological change with the world of work: it is necessary to calculate the timing of the new demand with the timing and characteristics of school and university courses and with the need for new training.

A study by EY, Sanoma and Manpowergroup on the future of skills indicates that artificial intelligence will change 75% of jobs. Demand will increase in 9 out of 23 sectors. And the gap between supply and demand will increase, while the training system struggles. Among the sectors experiencing the greatest decline in job supply are telecommunications, public utilities and chemicals. But also banks and insurance companies which have long adopted containment policies linked to data technology. Instead, the demand for physicists and engineers, especially green ones, will increase (whose demand will grow by 7%). The number of psychologists for training will also increase and the need for creative work will increase (architects, designers, but also marketing professionals). There will, however, be less and less need for technicians, logistics workers and those who carry out office tasks. The role of the school will be as essential as that of the preparators to decipher the change.

The technological revolution will also change the language of content. The new digital could prove to be the ‘universal flood’ of cultural professions, erasing usefulness and skills in the blink of a beep. We will only get out of this by understanding what the cultural enterprise can use of new technologies (as Il Sole 24 Ore writes). Today, even the gaps in classification are too narrow compared to the changes taking place. But everything cannot take place outside of a new vision of complexity and a new technological humanism.

(riproduzione autorizzata citando la fonte – reproduction authorized citing the source)

Marco Emanuele
Marco Emanuele è appassionato di cultura della complessità, cultura della tecnologia e relazioni internazionali. Approfondisce il pensiero di Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. Marco ha insegnato Evoluzione della Democrazia e Totalitarismi, è l’editor di The Global Eye e scrive per The Science of Where Magazine. Marco Emanuele is passionate about complexity culture, technology culture and international relations. He delves into the thought of Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. He has taught Evolution of Democracy and Totalitarianisms. Marco is editor of The Global Eye and writes for The Science of Where Magazine.

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