La voglia di Califfato e il destino dei popoli israeliano e palestinese. Riflessioni su Hamas

(di Anna Maria Cossiga)

Qualche riflessione su quanto scritto dall’amico Maurizio Zandri, con il quale da tempo discutiamo di questi temi; il tutto mentre aspettiamo la sua “seconda puntata”. Prima di tutto, il totale accordo sulla questione “terrorismo”, termine più che ambiguo, usato a seconda della convenienza, soprattutto dai potenti. Di “terrorismo di Stato”, poi, si dovrebbe parlare molto di più; ma, sempre ai potenti, non piace: è più facile dare del terrorista all’avversario, soprattutto per proteggere sé stessi.

Ma veniamo a Hamas e ai Fratelli Musulmani. Come ci fa notare Zandri, gli uni e gli altri hanno vinto le elezioni; è così, e nessuno può negarlo. Non che questo significhi per forza democrazia. Forse, la primissima cosa che dovremmo fare è riflettere su questo povero termine strausato, per lo più malamente, in troppe occasioni. Ma questo è un vecchio discorso, da riprendere, magari, in altra sede. Le elezioni vengono un po’ “sventolate” come segnale di democrazia, appunto, e di libertà. Salvo a non riconoscerle quando chi vince non ci piace. Vedi proprio Hamas e i Fratelli Musulmani. Non sono del tutto d’accordo su quella che, secondo Maurizio, sarebbe la natura di entrambi i movimenti. Hamas, la costola dei Fratelli Musulmani in Palestina, è un movimento di liberazione palestinese, e questo va bene. Vuole, finalmente, uno Stato palestinese indipendente, libero da controlli e occupazioni: desiderio giusto e legittimo. Ma che tipo di Stato vuole e che cosa vuole fare di Israele? Prima risposta: vuole uno Stato islamico, basato cioè sulla sharia, non del tutto diverso dall’Iran e dall’Arabia Saudita. Magari è quello che vogliono anche i palestinesi, ma ne siamo sicuri? Non potrebbe essere che hanno votato Hamas, e che alcuni continuano a sostenerlo anche in Cisgiordania, perché sono ormai disperati oltre ogni limite? Non possono più riconoscersi in al-Fatah e nell’Autorità Nazionale Palestinese, debole e corrotta, guidata da un vecchio Abu Mazen che nessuno vuole più. Di recente, ci sono state manifestazioni contro di lui e una ragazza è rimasta uccisa proprio dalle forze dell’ANP. Insomma, forse ai palestinesi non resta che sperare in Hamas; ben poco negli Stati arabi, che hanno speso, e spendono, per loro molte parole e pochi fatti. Quanto a Israele, Hamas vuole eliminarlo dalle carte geografiche. Si può o meno riconoscere il diritto di Israele a esistere e, se lo si riconosce, non si dovrebbe farlo per questioni religiose. Israele ha diritto ad esistere non perché è la Terra Promessa da Dio agli ebrei, ma perché è stato riconosciuto dalla maggior parte dei Paesi del mondo. Le cose, a livello internazionale, per ora funzionano così. Sì, anche i palestinesi hanno diritto ad uno Stato e ad essere riconosciuti, ma non nel modo scelto da Hamas. Quello del 7 ottobre è stato l’attacco più feroce, ma i numerosi attacchi terroristici degli anni passati, per esempio su autobus pieni di gente all’ora di punta, ci hanno abituato a scene ugualmente feroci, con membra umane sparse qua e là, comprese quelle dell’autore o autrice dell’attentato. Hamas non distingue tra militari e civili, quando si tratta di israeliani. Se non sbaglio, al-Qaradawi, noto teologo sunnita dei Fratelli Musulmani e superstar di Al-Jazeera, con una fatwa aveva permesso di uccidere i cittadini dello Stato ebraico, anche i bambini e le donne, perché erano tutti combattenti: o nel momento attuale, o come riservisti, o come futuri soldati.

E veniamo ai Fratelli Musulmani: è vero, non sono né l’Isis né al-Qaeda. Gli ultimi due vogliono imporre l’Islam uccidendo i “cattivi” musulmani e gli infedeli; la Fratellanza, invece, vuole “riportare” i musulmani all’islam con la dawa (la “missione” per il ritorno ad Allah), costruendo scuole e ospedali, aiutando i bisognosi e facendo le elezioni. La meta di tutti, però, è la stessa: far rinascere il Califfato. Senza dimenticare che l’ideologia jihadista deriva da quella di un Fratello Musulmano, al-Qutb. Non credo che la Fratellanza sia moderata come vuole farci credere; né, come esempio sulla sua più o meno comprovata “democraticità”, citerei la Turchia di Erdogan. Credo, però, che i musulmani siano liberi di scegliere i rappresentanti che preferiscono.

Israele ha fatto molti errori, in relazione ai palestinesi, aiutato ampiamente dalla comunità internazionale. Ha fatto gravi errori anche nei rapporti con Hamas con cui, sempre tramite altri Paesi, si è spesso messo d’accordo. Questo, comunque, non scusa l’orrore del 7 ottobre e non scusa gli altri attacchi terroristici perpetrati contro Israele. E dire che gli ebrei hanno usato metodi terroristici prima di creare lo Stato, nemmeno questo è una scusa: né per gli ebrei, né per Hamas, né per nessun altro. In un mondo ideale il terrorismo non esisterebbe, ma siamo nel mondo reale, violento e ipocrita: soprattutto ipocrita.

Non credo che Hamas abbia cambiato i propri metodi, li ha solo raffinati ed è, evidentemente, più forte e meglio addestrato. Aspetto, però, con ansia, le prossime riflessioni di Maurizio Zandri, perché, naturalmente, potrei sbagliarmi.

Intanto, Israele si prepara ad entrare a Gaza “boots on the ground”. Sento già gli stivali battere sul terreno. Un suono orribile. E immagino il massacro; dei civili di Gaza e dei giovani soldati israeliani. Hai ragione, Maurizio: non c’è pietà. E nessuno, in fondo, vuole risolvere niente, perché la vendetta continua ad essere la parola d’ordine, anche del “mondo civilizzato”.

P.S. (Scritto d’istinto, forse in modo non troppo complesso. Abbiate comprensione).

(riproduzione autorizzata citando la fonte)

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