(Marzia Giglioli)
Quando si nega la complessità, o non la si comprende, il rischio è quello di un disastro senza ritorno.
È il caso dell’intelligenza Artificiale che fa passi da giganti mentre le regole zoppicano nello starle dietro perché finora si è ‘lasciato fare’.
Guardando alla storia, potremmo assistere ad un altro ‘dramma Oppenheimer’ con pentimenti futuri nel non aver saputo arginare e gestire un’arma troppo potente e deflagrante per l’umanità.
Senza demonizzazione, ci troviamo di fronte alla prima tecnologia che va oltre i suoi creatori o i suoi generatori . Ogni progresso tecnologico finora era domabile, riconoscono molti scienziati, ma l’intelligenza Artificiale va ‘oltre’ ed è questo il suo aspetto più ignoto che richiede un’analisi effettuale e previsionale di portata immensa.
L’allarme e, al tempo stesso, l’ammissione di una ‘distrazione mondiale’ sull’AI è giunta pochi giorni fa dal Segretario delle Nazioni Unite, Guterres, durante i lavori dell’assemblea Annuale che ha visto molti assenti eccellenti.
Per la prima volta l’argomento è arrivato sui banchi delle Nazioni Unite mettendo in campo la questione che per ora era relegata ad una dissertazione teorica. ‘L’intelligenza artificiale generativa è molto promettente, ma potrebbe anche portarci oltre il Rubicone e in un pericolo maggiore di quanto possiamo controllare’, ha detto il Segretario generale António Guterres ai leader mondiali.
L’AI è già in uso massiccio in zone di conflitto come l’ Ucraina e sta mettendo a rischio la sussistenza di vasti settori come hanno dimostrato le proteste e le manifestazioni ad Hollywood di attori, scrittori e sceneggiatori (vedi le cronaca in diretta di Global Eye on su questo argomento) che lanciano l’allarme sulla libertà del pensiero, fa notare oggi un commento del Washington Post con una nota di Adam Taylor.
Ma WP pone anche un interrogativo difficile: ‘Le Nazioni Unite potranno davvero controllare il potere e il pericolo dell’intelligenza Artificiale?’
Intanto Guterres – nota il Washington Post – ha raccolto la sfida. Alle Nazioni Unite la scorsa settimana, il Segretario Generale ha continuato a spingere per un organo consultivo di alto livello sull’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di istituire un’agenzia delle Nazioni Unite dedicata al tema – richiesta avanzata soprattutto dal CEO di OpenAI Sam Altman, un americano, il ricercatore di intelligenza artificiale a volte paragonato, spesso da solo, a Oppenheimer. Altman ha suggerito che l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) potrebbe fungere da modello per il coordinamento globale della governance dell’AI.
Ma il lavoro e il ruolo dell’AIEA non inducono certo all’ottimismo della ragione per i risultati su una vera pax atomica nel mondo.
La sfida è tutta da percorrere.
(English version)
When complexity is denied, or not understood, the risk is that of a disaster with no return.
This is the case with Artificial Intelligence, which is making giant strides while the rules limp along behind it because so far it has been ‘left to do’.
Looking back at history, we could be witnessing another ‘Oppenheimer drama’ with future regrets in not having been able to contain and manage a weapon too powerful and deflagrating for humanity.
Without demonising it, we are facing the first technology that goes beyond its creators or its generators. Every technological advance up to now has been tame, many scientists recognise, but Artificial Intelligence goes ‘beyond’ and this is its most unknown aspect that requires an effectivist and predictive analysis of immense scope.
The alarm and, at the same time, the admission of a ‘world distraction’ on AI came a few days ago from the Secretary of the United Nations, Guterres, during the proceedings of the Annual Meeting that saw many excellent absentees.
For the first time, the subject came to the UN benches, bringing into play the issue that was for now relegated to a theoretical dissertation. ‘Generative artificial intelligence is very promising, but it could also take us beyond the Rubicon and into greater danger than we can control’, Secretary-General António Guterres told world leaders.
AI is already in heavy use in conflict zones such as Ukraine and is threatening the livelihoods of vast sectors as evidenced by the protests and demonstrations in Hollywood by actors, writers and screenwriters (see Global Eye’s live coverage on this topic) raising the alarm about freedom of thought, a Washington Post commentary today with a note by Adam Taylor points out.
But WP also poses a difficult question: ‘Can the United Nations really control the power and danger of Artificial Intelligence?’
Meanwhile, Guterres – notes the Washington Post – has taken up the challenge. At the United Nations last week, the Secretary General continued to push for a high-level advisory body on artificial intelligence, with the goal of establishing a UN agency dedicated to the topic – a request made primarily by OpenAI CEO Sam Altman, an American, the artificial intelligence researcher sometimes compared, often alone, to Oppenheimer. Altman suggested that the International Atomic Energy Agency (IAEA) could serve as a model for the global coordination of AI governance.
But the IAEA’s work and role certainly does not lead to optimism of reason for the results on a true pax atomica in the world.
The challenge lies ahead.
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