COMPATTEZZA E MEDIAZIONE
Ancora, si potrebbe dire, ancora dobbiamo mediare, tentare di riconciliare rapporti di forza anche distanti ? Ebbene si, questa è l’Europa che abbiamo. Occorre dire parole chiare e lavorare compatti rispetto alle sfide che ci coinvolgono tutti. Si sa che l’Europa è un campo difficile, talvolta minato, che vive di una contraddizione evidente: mentre sembrano sempre più necessarie le geometrie variabili, altrettanto è richiesta la compattezza. Come fare ? Lo sappiamo, ci vuole la politica e non è facile. Il momento è talmente delicato, tra guerra grande e ricette contro l’inflazione (e molto altro), che chi governa i vari Paesi dovrebbe lanciare un messaggio chiaro e inequivocabile alle opinioni pubbliche (per un attimo lasciando da parte la comprensibile ansia da consenso nazionale): o l’Europa fa l’Europa o scompare. C’è solo un tema da capire: tra gli Imperi, l’Europa, o come preferiamo dire “le” Europa, rischia di fare la fine del vaso di coccio. L’Europa dovrebbe interrogarsi velocemente e seriamente sul suo ruolo nel mondo, a cominciare dal tema dell’ autonomia strategica e, soprattutto, dal suo rapporto con il Mediterraneo “allargato”, sua casa. All’Europa manca, al di là della retorica, un progetto per il mondo post-bi-polare, oggi diremmo a-polare. Di fronte a ciò che accade, geostrategicamente parlando, il Vecchio Continente sembra più vecchio della sua età anagrafica: più che il laboratorio di democrazia sovra-nazionale tanto voluto dai suoi Fondatori, esso appare come una sommatoria d’identità non dialoganti. Peccato perché, nell’interessi di tutti e anche delle Nazioni tanto amate, è solo al livello europeo che le nostre piccole Patrie possono ritrovare senso storico.